|  | LAST 
          DANCE - Once Beautiful Dancing Ferret | 
| Oggidì 
            siamo quotidianamente sottoposti all'autentico fuoco di fila generato 
            da una impressionante messe d'uscite discografiche, senza che alla 
            inusitata abbondanza corrisponda menomanente un incremento qualitativo 
            della produzione stessa. Non è il caso, fortunatamente, del 
            bellissimo "Once beautiful" dei prodi The Last Dance, gruppo 
            che ha preservato con tenacia le proprie virtù artistiche, 
            dimostrando pure gran forza d'animo nello superare situazioni difficili. | |
| Il 
          trio americano dei Last Dance capitanato dal singer Jeff Diehlm, personaggio 
          androgino che sembra la versione melodica dell’indimenticabile 
          Peter Murphy, torna dopo due anni dal precedente Whispers in Rage, mentre 
          lo scorso anno hanno realizzato un album di remix con altri gruppi. 
          Al suo fianco ci sono sempre Rick Joyce alle chitarre con il suo look 
          a dir poco stravagante e Peter Gorritz al basso, mentre come ospiti 
          troviamo una lunga rassegna di comparse. Rock ed elettronica si sposano 
          all’insegna di un gothic sound molto seducente, dove la tradizione 
          ottantiana incontra la modernità in un connubio altamente suggestivo 
          ed eccitante. Once Beautiful è meno rock e più ballabile dell’album precedente e ricorda molto la dark tedesca che spesso si rivolge agli amanti della gothic dance, ma c’è un certo gusto che rende il risultato più interessante di quanto si potrebbe supporre. I dodici brani funzionano piuttosto bene e creano un’atmosfera spettrale nonostante la leggerezza dei ritmi. Forse quello che mi manca di più sono dei bei giri decisi di basso, che non pompa come dovrebbe. Proprio il prevalere della batteria sul basso nella sezione ritmica toglie quel groove che avrebbe fatto di questo disco qualcosa di irresistibile, ma le melodie orecchiabili che ti penetrano subito sono azzeccate e anche il sapore vagamente retrò porta acqua al mulino del gruppo, che piacerà sicuramente ai nostalgici degli anni ’80. Sono convinto che i the Last Dance possono fare meglio di così, ci sono molte buone idee, ma se l’album fosse stato più rock avrebbe sicuramente avuto tutt’altro spessore. Nonostante questo è molto piacevole da ascoltare. GB | |