Rock Impressions
 

INTERVISTA CON JAMES LABRIE
di Giancarlo Bolther

Hai appena pubblicato un album pieno di energia, ci vuoi raccontare come lo avete realizzato?
Questo disco è il frutto della collaborazione fra me e Matt Guillory, abbiamo composto i pezzi insieme. Ci siamo scambiati reciprocamente le idee, per quanto mi riguarda io registravo la mia voce e poi gli facevo sentire degli abbozzi di linee vocali o delle melodie su cui in seguito costruivamo delle cose. Matt invece mi portava delle idea realizzate al pianoforte o alle tastiere e anche queste diventavano la base per i pezzi. Quindi partivamo da questi frammenti per comporre le nostre canzoni complete. Per cinque brani abbiamo coinvolto anche un altro musicista, Brian Wherry che ha apportato altre idee che poi sono finite in pezzi come “Invisible”, “Pretender”, “Undecided”… e così è nato l’album.

Mi puoi dire che argomenti affronti nei testi?
Il titolo del disco riflette gli argomenti trattati nelle varie canzoni. Il brano “Freak” parla della gente che vive sulla strada. In tutti i miei viaggi col gruppo sono stato in molti posti diversi e ho potuto incontrare molte persone che vivono per la strada, questo brano parla delle loro emozioni, di quello che provano, si tratta di una mia interpretazione, di cosa potrei provare se mi trovassi al loro posto.
“Invisible” tratta il problema delle persone che vivono uno squilibrio interiore. Ci sono poi due brani che parlano di problemi legati alla religione e sono “Undecided” e “Pretender”, nella prima invito le persone ad ascoltare la propria voce interiore, a seguire la strada della giustizia e a trovare dentro di se questa strada, mentre la seconda è un attacco più diretto verso le religioni istituzionali, quelle che pretendono di possedere il vero salvatore, ma che spesso portano messaggi che sono validi solo per poche persone e non per le masse. “Slightly Out of Reach” parla di quello che vedo nei comportamenti della gente di oggi, del materialismo che spinge le persone a volere una bella casa, una bella macchina, ma sono tutti concentrati sulle cose e sull’avere e si dimenticano delle persone che stanno intorno a loro, si dimenticano perfino delle i loro famiglie. Dobbiamo lavorare molto duramente in questo mondo rispetto a quanto abbiamo fatto in passato per costruire delle buone relazioni altrimenti in mondo andrà a rotoli, altrimenti sarà troppo tardi per sistemare tutto quello che è andato perso. “Oblivious” parla di una persona che ha un padre molto ricco, ma con il quale non hai mai avuto un buon rapporto e di come questa situazione cresca in modo distruttivo per questa persona. “In Too Deep” parla ancora degli affetti familiari. “Drained” tratta di una persona confusa che vive fra il sogno e la realtà, ma che non sa distinguere fra queste due. “Smashed” invece, parla di persone che vivono in posti dove non vengono rispettati i diritti umani, del loro desiderio di libertà e di poter essere felici, del desiderio di poter aiutare le proprie famiglie ad essere autosufficienti. “Crucify”, “Alone” e “Lost” sono state scritte da Matt. “Crucify” parla di una relazione che non funziona, dove non c’è comunicazione fra i due. Anche “Alone” descrive un rapporto fra due persone, mentre “Lost” parla di una persona che vive in uno stato di confusione mentale, molto vulnerabile nei confronti della depressione. In definitiva sono tutti testi che parlano delle persone e dei loro stati d’animo.

Hai parlato della religione, come vivi il rapporto con Dio?
Sono nato in una famiglia cattolica di rito romano e i miei genitori frequentano ancora la parrocchia, ma io mi considero una persona più spirituale, non sento la necessità di seguire una religione specifica. Per me si tratta di una questione di tipo spirituale, credo che siamo stati generati da un’entità superiore, un Dio che è oltre la nostra comprensione e che è difficile per noi da concettualizzare. Credo che la nostra anima sia immortale e che attraversi diverse dimensioni, diverse forme di esistenza. Quindi la mia è una ricerca spirituale sul senso della nostra esistenza e dell’esistenza delle persone che sono intorno a me e della nostra appartenenza ad un’esistenza superiore e dobbiamo continuamente raffrontarci con problematiche legate ai problemi del vivere e al senso della morte, della paura. Io credo che la morte sia un passaggio verso una nuova esistenza, credo che noi esistiamo per volere di Dio e che stiamo camminando verso una forma diversa di esistenza e noi dobbiamo cercare di camminare nella comprensione di questi aspetti.

Tutti questi aspetti filosofici che hai messo nei testi vogliono essere di stimolo per chi ti ascolta o sono solo una tua riflessione sul mondo che ci circonda?
Ho cercato di mettere su carta le mie riflessioni, ho cercato di scavare dentro di me così come fa molta gente. Ogni giorno quando mi alzo cerco di osservare il mondo che mi circonda e sono costantemente preso da questo desiderio di osservare le cose e le persone, poi ci sono gli spunti che vengono dalle cose che leggo, dalla letteratura, da quanto vedo alla televisione, parlo delle mie esperienze, delle mie paure, del mio rapporto con mia moglie, con i miei bambini, con la mia famiglia, con i miei amici e così via. Sono riflessioni su questi aspetti della vita che credo possano valere per ciascuno di noi. Ogni giorno per me rappresenta un’esperienza nuova, nuove cose da osservare e io cerco di apprezzare tutto questo, cerco di crescere grazie a questo, io spero di crescere e di diventare migliore di quello che sono, voglio diventare più capace di comprendere le cose, voglio essere più attento verso le persone con cui sono in contatto, queste sono le cose importanti per me.

Quello che è successo l’undici settembre ha influenzato il tuo songwriting e cosa pensi della guerra in Irak?

Chi ha visto quanto è successo l’undici settembre non può non essere rimasto colpito da un evento così tragico e così orribile, non credo che ci siano dei riferimenti specifici nei miei testi riguardo a questo evento, ma sicuramente ha avuto un peso nelle mie paure, in alcune riflessioni contenute in brani come “Smashed” dove parlo di governi che opprimono le persone, che non capiscono o che non sanno interpretare i bisogni reali delle persone. Poi ci sono canzoni come “Undecided” e “Pretender” che parlano delle religioni e della loro influenza sulle persone in tutto il mondo e questi argomenti sono connessi con quanto è successo l’undici settembre, perché ritengo che quanto è successo dipenda in qualche modo anche dallo scontro di diverse religioni. Le persone credono che la loro religione sia “superiore” alle altre che ritengono essere “cattive” e inferiori. Per cui in una situazione come questa è facile usare la religione come arma per giudicare e per creare divisioni. L’undici settembre ha sparso i suoi influssi in tutto il mondo, basta pensare a quello che è successo nella scuola in Georgia ad opera dei ribelli ceceni. Quindi queste cose trovano posto nei miei testi in qualche modo.
Riguardo alla guerra in Irak penso che sarebbe molto bello poter vedere che le persone di quel paese possono avere un proprio governo, penso che sia un proposito molto buono quello di voler liberare delle persone da un regime autoritario, ma sappiamo che ci sono anche delle speculazioni molto forti per il petrolio. Il proposito di rovesciare la dittatura e di dare una qualità di vita migliore agli irakeni è una cosa buona, ma si sta ottenendo questo con un grande dispendio di vite umane. La mia speranza è che un domani la gente possa vivere più libera di quanto non sia stato in passato.

Hai realizzato due album con il nome Mullmuzzler, quali sono le principali differenze con il nuovo album?
Penso che questo sia di sicuro il migliore e il più forte dei tre. Io e Matt abbiamo avuto più tempo da dedicare alla realizzazione di questo album. I musicisti sono praticamente gli stessi tranne il chitarrista Marco Sfogli che ha svolto un lavoro veramente incredibile in questo album, ha solo ventiquattro anni ma è già un chitarrista favoloso. Ho mandato una copia del disco a John Petrucci che ha fatto dei grandi complimenti a Sfogli. Questo disco è molto più incentrato proprio sulle chitarre pertanto è un disco più heavy. Marco ha messo nelle sue melodie un gusto, un feeling, un’espressività veramente incredibili determinando il risultato finale di come sono venute le canzoni. Ma tutti i musicisti coinvolti si sono espressi al top e grazie a questi contributi il disco è riuscito veramente bene.

Tutti i membri dei Dream Theater sono coinvolti in side projects, non pensi che questo possa causare una perdita in tempo ed energie per il vostro gruppo?
No, non credo affatto che sia così, le esperienze che facciamo con altri artisti e con le altre persone in genere ci aiutano a crescere come musicisti e ci fanno migliorare come compositori. Sono convinto che possiamo trasferire queste esperienze dentro ai Dream Theater, questo ci permette di fare musica sempre migliore. Sono sicuro che l’ultimo album che abbiamo registrato sia il migliore che abbiamo fatto da molto tempo, siamo tornati alle nostre radici e siamo diventati più heavy, è molto progressivo e molto vario e il materiale che stiamo componendo per il prossimo è ancora migliore e questo anche grazie alle esperienze che abbiamo accumulato in questi anni.

Quanto è difficile armonizzare tutti i progetti in cui siete coinvolti?
In effetti ci sono molti impegni che chiedono tempo e che sono prioritari: c’è la famiglia, c’è il nostro gruppo e bisogna bilanciare il tutto ed è difficile, quello che è importante è focalizzare lo scopo per cui fai determinate cose. Il segreto è di programmare gli impegni cercando di usare al meglio il tempo a tua disposizione.

Quanto è cambiata la tua vita da quando sei entrato nei Dream Theater?

A livello personale è cambiato tutto, succede quando entri a far parte di un gruppo come mestiere per vivere. Questo ha un influsso diretto sulla qualità del tempo che dedichi alla famiglia. Quando fai parte di una band come i Dream Theater devi spendere molto tempo per registrare, per fare i tour, ti capita di suonare per migliaia di persone in giro per il mondo e fai molte esperienze e questo ti cambia interiormente, cambia il tuo modo di vedere le cose e ti fa essere grato per quello che stai vivendo, in particolare in un settore come quello della musica che è terribilmente competitivo. Capisci quanto sei stato fortunato a poter fare qualcosa che ti piace. La parte più dura è quando devi lasciare la famiglia per andare in tour, ma al ritorno apprezzi maggiormente il tempo che hai a disposizione per stare coi tuoi. Tutti noi ci sentiamo molto fortunati e questo ci spinge a dare sempre il meglio di noi stessi.

Che musica ti piace ascoltare nel tuo tempo libero?
Ascolto una colonna sonora, hai presente il film “Children of Dune”? Ha una colonna sonora sorprendente, è stata composta da Brian Tyler, ascolto cose come questa. Poi ascolto dischi di cantanti femminili, sto ascoltando Miles Davis e musica jazz, mi piace ascoltare anche Quadrophenia degli Who, tutti artisti favolosi, ma ne ascolto anche altri. Il problema è che non ho molto tempo libero per ascoltare musica.

A questo punto della tua carriera quali sono i progetti che desideri ancora realizzare?
Che tu ci creda o meno per il futuro voglio diventare più selettivo riguardo ai progetti da realizzare fuori dai Dream Theater. I Dream Theater sono sempre stati al primo posto per me, poi viene la mia carreira solista che è un’altra priorità nella mia vita, poi vengono i progetti che trovo veramente intriganti ed eccitanti come ad esempio il progetto Frameshift, ma intendo selezionare maggiormente le proposte. Una cosa che mi piacerebbe fare è un opera a Broadway, ne ho già fatta una un paio di anni fa e mi era piaciuta molto e mi piacerebbe rifare questo tipo di cose, vedremo.

I Dream Theater sono molto amati in Italia, quali sono le tue sensazioni riguardo al nostro paese?
Ci piace molto venire nel vostro paese, abbiamo un gruppo molto forte di fans. Tutte le volte che veniamo troviamo un’accoglienza meravigliosa, è come un grande abbraccio, siete un pubblico molto caldo ed emozionante. Nel gruppo abbiamo Marco Sfogli che è italiano e ci ha fatto conoscere dei gruppi italiani, avete davvero dei grandi musicisti nel vostro paese ed è un vero piacere per noi venire a suonare in Italia.

GB

Recensione: Element of Persuasion; Static Impulse; I Will Not Break

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