Non so quanto sia noto il nome di Massimo Izzizzari al grande pubblico,
ma è responsabile di molte sigle e spot televisivi e radiofonici,
per cui sicuramente molti hanno ascoltato la sua musica senza saperlo.
Questo è il suo primo album solista ed è interamente
strumentale, come nella migliore tradizione di questo tipo di dischi.
Il virtuosismo di Massimo emerge con prepotenza fin dalle prime note
che escono da questo Unstable Balance. Dieci brani che spaziano dal
Funk al Jazz al metal con dinamismo e vivacità. Il solismo
di Izzizzari è notevole, ha un fraseggio pieno di tinte e sfumature
e spesso mi ricorda il grande Robben Ford, che infatti cita fra le
sue influenze. I brani non sono sempre memorabili e sembrano servire
più per mostrare le doti del nostro, ma si tratta di un peccato
veniale, che può essere perdonato quando parte con le sue scorribande
come ad esempio in “Worldgame”. Ma nel complesso il disco
è vario e si lascia ascoltare con piacere, talvolta sembra
quasi avere un’anima “leggera” nel senso che non
appesantisce ed è buono anche come sottofondo, nonostante ci
siano dei momenti veramente molto tecnici.
In certi momenti ho avuto la sensazione che Izzizzari sia imprigionato
un po’ troppo nel suo ruolo di axeman, forse se suonasse con
un vero gruppo potrebbe fare il salto qualitativo che ancora gli manca.
GB |