Ancora fresco dell’esperienza coi Moraine, il chitarrista Dennis Rea ha messo in piedi questo nuovo progetto insieme al batterista Jay Jaskot, anche lui coi Moraine, mentre gli altri musicisti coinvolti vengono da altre esperienze. Il genere trattato in questo lavoro è meno prog e molto più jazz, un disco interamente improvvisato, che ricorda da vicino l’esperienza dei gruppi del Canterbury Sound.

L’attacco di basso e batteria della lunga “Mean Streets of Pyongyang” è micidiale, si crea un groove carico di vibrazioni, su cui si liberano la tromba e le chitarre, davvero un brano suggestivo con un crescendo molto intenso. Molto più sperimentale nei suoni è la seguente “Gibberish Falter”, che comincia a proporre melodie non più facilmente riconoscibili. Ancora più sperimentale e acida è “Po’ Breef”, sembra che il gruppo, una volta preso il volo, non abbia più voglia di tornare indietro. Molto atmosferica e riuscita invece è “Don Quixotic”, che ci accompagna nei meandri del free jazz con grande dolcezza. “Adrift” è notturna e sonnacchiosa, mentre molta libertà esprime “Pachinko Malice”. Ce n’è per tutti i gusti in questo straboccante cd, ricco di virtuosismi e di improvvisazioni sempre dominate dal gusto per la melodia.

Non male davvero per un disco che nelle intenzioni si preannuncia ostico, mentre invece contiene momenti assolutamente godibili. Un disco che può unire gli amanti delle sperimentazioni a quelli che desiderano un po’ di sano relax. Non male. GB

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