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Con tre album alle spalle, disseminati lungo un periodo piuttosto
lungo, il progetto di Peter Lindhal a nome In The Labyrinth, svedese
e non è un dettaglio, pubblica una raccolta con inediti. Peter
ha messo nella sua musica svariate influenze che vanno dalla musica
degli anni ’60 e dai Pink Floyd alla musica popolare balcanica
e turca, cercando di creare un prog altamente suggestivo e ricco di
influenze world music, con una vena malinconica di fondo che lo rende
assimilabile, per certi versi, a certo gothic dei Dead Can Dance e
seguaci.
Armonia e bellezza regnano sovrane nelle composizioni di questo artista
piuttosto originale, che ci incanta subito con la sognante “Lost
in the Woods”, dove appare anche il sitar a dare un ulteriore
tocco esotico e magico al tutto. “Escape From Canaan”
unisce mistero a suadenti armonie orientali. “Moorish Rhapsody”
è più rock delle precedenti, dominata da un ritmo incalzante
e da suoni elettrici, anche se non mancano gli elementi descritti
sopra, ma sono miscelati in un contesto più moderno e quindi
più fruibile. Con “The Garden of Mysteries II”
si torna ad atmosfere più ricercate ed intriganti, rumori della
natura si integrano a ritmiche sorrette da tablas e percussioni, con
un buon mix di musica europea e orientale. Tutto il disco ruota attorno
a queste coordinate e i tredici brani proposti (uno è una cover
dei Moody Blues) sono tutti molti piacevoli.
Il labirinto musicale di Lindhal è un posto dove è piacevole
perdersi, nessun affanno e nessuna paura ad abbandonarsi alle sue
melodie e anche quando sono tristi non sono mai disperate e si ha
sempre la certezza di trovare la via d’uscita. GB
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