Dalla bella Sicilia e più precisamente da Palermo, giunge a
noi una nuova band composta da quattro ragazzi, Riccardo Barbiera
(batteria), Emanuele Carrubba (Basso), Giuseppe Carrubba (tastiere)
e Giuseppe Di Sparti (chitarre), gli Inner Quest. Si formano nel 2003
e nascono principalmente come tribute band dei Dream Theater, da qui
si possono dunque comprendere le loro coordinate artistiche.
Ciò che mi colpisce maggiormente, è la scelta di essere
una band di Prog Metal strumentale, una soluzione che ammiro semplicemente
per il fatto che mette a nudo tutto l’amore che nutrono in questa
musica. Mi spiego meglio, è più semplice lasciare il
segno nel mondo musicale, avvalendosi di gradevoli armonie vocali,
magari esaltate da una voce potente e squillante, che attirare l’attenzione
con la sola musica. Bisogna avere tanta passione per suonare un genere
difficile e poco seguito come il Metal Progressive, oltretutto con
la limitazione del non cantato. Ovviamente non sono una mosca bianca,
ma questo ai miei occhi è gia un punto a favore.
Si inizia con “Apophis 2036” ed un intro d’atmosfera.
La chitarra si alterna alle tastiere negli assolo e nello svolgimento
del brano, intervallato da un ritornello pianistico alla Goblin. Nella
musica degli Inner Quest si colgono richiami sinfonici stile Shadow
Gallery, ma anche Power e Thrash Metal, insomma un ricco programma
sonoro. Quello che convince è il songwriting, sempre ben bilanciato
fra tecnica e melodia, da qui la fluidità dell’ascolto.
Un debutto davvero notevole e ben realizzato, anche dal punto di vista
dell’incisione sonora. Toccante la chitarra di Di Sparti in
“September Stars”, quasi nove minuti di ottima musica,
ovviamente ricca di cambi di tempo ed ottimamente sostenuta dalla
coppia ritmica Barbiera-Carrubba. Più greve e metallico l’inizio
di “Last Planet”, un episodio felice e vicino al mondo
dei Dream Theater. Qui la chitarra ci regala anche un frangente centrale
di psichedelica tendenza, non troppo distante dai Pink Floyd. Quasi
analogo è il discorso nella quarta e conclusiva traccia dal
titolo “Strange Sensation”.
Un compito ben eseguito questo degli Inner Quest, senza sbavature
e per me, ripeto, è stata una bella sorpresa. Allo stesso tempo,
questa è l’ennesima conferma del mio pensiero, ossia
che nel sottobosco musicale italiano esistono delle realtà
importanti e spesso superiori a quelle che ci impone il mercato discografico,
sempre ancorato all’esterofilismo. Non ci resta che attendere
trepidanti il primo ufficiale debutto in cd. Amanti del Prog Metal,
contattate la band al sito www.innerquest.it e ne ascolterete delle
belle. MS |