Rock Impressions

Focus Indulgens - The Past FOCUS INDULGENS - The Past
Doomymood

Genere: Doom
Support: CD - 2010


Nuova band e nuova etichetta per un genere che conta già parecchi anni sulle spalle, ma che non da cenni di cedimento, il doom. Questi musicisti italiani vengono dalla toscana e propongono uno stile di epic doom a tinte progressive piuttosto personale, la base di partenza è costruita su una lunga tradizione di band, che vanno ovviamente dai Black Sabbath, omaggiati nel finale del disco, agli italiani Paul Chain e Dark Quarterer, passando per Saint Vitus, Pentagram, Manilla Road e i gruppi della Black Widow.

Il primo brano “Damnhail!” si apre su un giro di chitarra molto sofferto, siamo in pieno doom, ancora le caratteristiche migliori della band non sono evidenti, il cantato salmodiante del bassista Carlo Castellani è particolare e insolito, il tutto suona abbastanza convincente. La sucessiva “Night, Sentence, Silence” però è una spanna sopra il brano precedente, il riff portante è ripetuto in modo ossessivo e penetra con determinazione, mentre il cantato presenta una linea melodica migliore, bello il finale con un assolo di chitarra evocativo e dannatamente retrò, che lascia il posto ad uno dei momenti più prog del disco, anche se è giocato su un giro quasi rock ‘n’ roll, rivisitato in chiave doom, con buoni intrecci di chitarra e basso. “The Idol at the Top of the Mountain” ci riporta ad atmosfere sulfuree, il cantato incomincia a suonare un po’ monotono, assomiglia troppo a quanto proposto nei due brani precedenti. Anche “Skull Full of Diamonds” ricalca sonorità già espresse, I giri armonici sono costruiti in modo piuttosto simile, preso singolarmente è un buon brano, ma nell’insieme non brilla. “Sacrifice at Satan’s Cliff” si stacca proponendo un taglio più metal, mentre il cantato ricorda certe cose di Paul Chain, verso il finale il brano si trasforma il un sabba malsano, molto spettrale. Chiude la cover di “Voodoo Child” di Hendrixiana memoria, ma fatta con lo stile dei Focus Indulgens, che ne rispetta lo spirito, ma che non teme di appropriarsi di un classico così simbolico, in chiusura viene aggiunta qualche strofa di “War Pigs”, ultimo omaggio e chiusura di questo interessante cd.

Questi musicisti hanno dato vita ad un disco che mostra molte qualità, ma anche qualche difetto, il songwriting deve diventare un po’ più articolato, il cantato ha larghi spazi di miglioramento, ma il gruppo ha delle buone idee e col prossimo lavoro possono sicuramente fare un buon passo avanti. GB

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