Se
The Schyte, l’album precedente, mi aveva colpito per professionalità,
questo nuovo e quinto capitolo della saga degli Elvenking mi ha piacevolmente
sorpreso per un azzeccato songwriting. Rispetto al disco precedente
le linee melodiche sono più folk e più ricercate, sprizzano
vitalità ad ogni solco e il disco scorre che è un piacere.
Non a caso questo vuole essere un album “acustico”, anche
se non manca una certa elettricità. Nonostante questa vena
acustica, la componente metal della band emerge con prepotenza, il
tutto da vita ad un’ariosità compositiva che mette il
buon umore.
Nelle dodici traccie proposte dalla band di Pordenone si respira voglia
di vita, c’è una positività contagiosa che attrae
fin dal primo ascolto. In questo ha contribuito parecchio la componente
folk del sound di questi musicisti, che è molto festosa e meno
malinconica che in altri album di band simili, che calcano più
sul lato mesto del genere. A questo si aggiunga una dose massiccia
di epicità, che contribuisce a tenere alti i cuori. La componente
metal presente in questo disco è data soprattutto da una sezione
ritmica incalzante, che martella incurante dell’intento acustico
del progetto, questo avvolge il disco di un’atmosfera insolita
e direi anche personale, poi c’è anche qualche chitarra
elettrica che ogni tanto fa capolino a ricordare le origini del gruppo
e questo dovrebbe piacere ai fans più affezionati. In scaletta
compare un’anthemica versione di “Heaven is a Place on
Earth” portata al successo da Belinda Carlisle, una canzone
che ha già oltre vent’anni sulle spalle, ma che è
ancora fresca e graffiante e la versione degli Elvenking ce ne restituisce
tutta la carica emotiva, ottima quanto inaspettata scelta. Poi ci
sono alcuni classici riarrangiati come “The Wanderer”
e “The Winter Wake”, ma il resto sono pezzi composti per
l’occasione.
Nel complesso gli Elvenking si dimostrano essere un gruppo di grande
talento, che soffrono il paragone con artisti del calibro degli Skyclad
che li hanno indubbiamente influenzati, ma con questo disco hanno
dimostrato di essere in grado di dire la loro in un genere che sembra
poter dare ancore delle belle emozioni, nonostante sia un po’
inflazionato. GB
Altre recensioni: The Scythe
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