| .Mario Cottarelli deve essere un “personaggio”! Lo dico 
            dopo aver letto la sua bio allegata al presemte cd, uno di quelli 
            che solo grazie alla forza, alla tenacia, alla costanza, sono riusciti 
            ad arrivare a coronare un sogno, quello di lasciare la propria “impronta” 
            nel mondo che si ama… e credetemi non è una cosa da poco. 
            Classe ’56, cremonese, muove i primi passi musicali nei mitici 
            anni ’70, il debutto discografico doveva arrivare verso la fine 
            di quegli anni, ma l’etichetta a cui si appoggiò, sfortunatamente, 
            chiuse i battenti appena prima di far uscire il disco. Gli anni ’80 
            sono anni difficili… e Cottarelli li affronta con una svolta 
            artistica spudorata, si da alla musica commerciale e fa bene, infatti 
            ottiene ottimi riscontri, i suoi brani passano anche su Rai e Fininvest 
            e arrivano anche in Europa, collabora con Ivana Spagna e Claudio Simonetti, 
            al di la di tutto credo che non sia facile arrivare nel settore “commerciale” 
            se non si ha del vero talento. Ma l’amore per il prog resta 
            sempre nel suo cuore e nel 2005 riprende a lavorare su delle sue composizioni 
            del ’75, alla fine di tutto ecco che nasce questo cd, che quindi 
            ha una lunga storia alle spalle che mi sembrava giusto raccontarvi.
 
 Cottarelli è anche un polistrumentista e quindi ha fatto tutto 
            da solo, il cd è composto da tre lunghi brani, nel più 
            classico stile prog sinfonico settantiano. Il primo che ascoltiamo 
            è quello che da il titolo al cd, una poderosa suite di quasi 
            ventidue minuti, che contiene un po’ tutti gli elementi classici, 
            da momenti legati al folk, a cavalcate dominate dalle tastiere, a 
            partiture complesse, una ricchezza che fluisce con grande naturalezza, 
            Mario ha aspettato trent’anni, ma non sono passati invano. Non 
            tutto brilla, il cantato non è certo il punto di forza del 
            nostro e i testi sono impegnati, ma soffrono del male di molti altri 
            gruppi italiani prog, troppo ermetici e simbolici, alla fine dicono 
            poco a chi non è un profondo appassionato del genere. “Il 
            Pensiero Dominante” ha più parti strumentali del brano 
            precedente, essendo queste il punto di forza del nostro, la partenza 
            è più incisiva, ma anche il testo di questo brano è 
            un po’ più scorrevole, il cantato invece no. Comunque 
            le parti musicali sono davvero belle. Si chiude con “I Cori 
            della Via Lattea”, aperta da un intro che ricorda un po’ 
            Bach e un po’ le atmosfere dei Goblin, ma in seguito l’atmosfera 
            diventa meno cupa e sacrale e prende i connotati di un buon prog sinfonico, 
            delle tre composizioni questa è quella che mi ha convinto di 
            più. I suoni sono molto curati e il disco, che sicuramente 
            è stato realizzato con scarsità di mezzi, suona piuttosto 
            bene, del resto Mario ha acquisito negli anni un’esperienza 
            che deve averlo aiutato in questo senso.
 
 Bravo Mario, per passione (vera) ha dato vita ad un album piacevole, 
            un po’ retrò se vogliamo, ma con delle belle parti strumentali. 
            Qualcuno potrebbe malignamente obbiettare che in fondo ha cercato 
            di realizzare un sogno personale e quindi di autogratificarsi, ma 
            spesso chi insegue i propri sogni da lo stimolo anche agli altri per 
            dare il meglio di se. Prodigiosa Macchina è l’esempio 
            che i propri sogni si possono realizzare e spero che Cottarelli non 
            si fermi qui, magari sarebbe bello vederlo inserito in un vero gruppo, 
            vedremo, noi speriamo di si. GB
 
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