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            Ho amato l’ugola di Bob Catley fin dalla prima volta che l’ho 
            sentito cantare, la sua carica emotiva vocale ha pochi eguali nel 
            panorama hard ‘n’ heavy, praticamente perfetta per il 
            genere epico che ha da sempre incarnato. Col tempo gli ho perdonato 
            le svisate “commerciali” degli anni ’90, anche perché 
            da qualche anno è tornato a fare la musica per la quale è 
            più tagliato, hard epico detto anche pomp, sia come solista 
            che in compagnia dei vecchi compari Magnum. Immortal non è 
            altro che la continuazione del suo cammino, con orgoglio e rispetto 
            del suo passato e anche per compiacere ai suoi fans che lo vogliono 
            ascoltare soprattutto in questa veste. Poco importa se in fondo è 
            sempre il solito copione fatto di partiture ad alto tasso di nostalgia.
 Si parte in quarta con l’anthemica “Dreamers Unite”, 
            un brano senza tanti fronzoli, che ci catapulta subito nel magico 
            mondo di Catley, con il suo coretto malinconico e la forza di un riffing 
            pulsante, costruito su un tappeto ritmico incalzante, una buona partenza. 
            “We Are Immortal” ha delle belle linee melodiche, ma è 
            meno immediata della track precedente, ma lo stile è sempre 
            quello che i fans amano e che quindi ringraziano. Bella “End 
            of the World”, il gruppo col chitarrista Dennis Ward ha confezionato 
            a Catley un altro brano che calza a pennello sulla sua ugola. “Open 
            Your Eyes” e “The Searcher” sono compiti svolti 
            con dovizia, ma restano per lo più dei filler, musica fatta 
            con classe, ma che non ha più molto da dire, bello il finale 
            della prima. “One More Night” riporta una ventata di energia 
            che mancava un po’ negli episodi precedenti. “Light Up 
            My Way” è una ballad elettrica che ha un bell’incedere. 
            Altro bel refrain è quello proposto in “You Are My Star”, 
            anche qui ai vecchi fans scenderà una lacrimuccia di nostalgia. 
            Con “War in Heaven” arriva un sussulto d’orgoglio 
            e il nostro torna a volare alto sulle ali del miglior pomp. “Win 
            the Throne” e “Haunted” sono altri esempi di come 
            la classe possa aiutare dove altri avrebbero fallito, si tratta ancora 
            di filler, ma grazie alla bravura dei nostri si continua a volare 
            ad una quota accettabile. Chiude “Heat of Passion” in 
            tono calante, per la quale valgono tutte le considerazioni fatte in 
            precedenza.
 
 In fondo Immortal è un album che non scontenta, Bob ha (ri)trovato 
            la sua dimensione e la consolida album dopo album, in fondo ha scelto 
            di gratificare i suoi fans, una scelta forse di comodo, ma almeno 
            chi ama questa musica sa dove andare a cercare di soddisfare la sua 
            fame di rock epico fatto come si deve. GB
 
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