Rock Impressions

Bob Catley - Immortal
BOB CATLEY - Immortal
Frontiers
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Pomp
Support: CD - 2008

Ho amato l’ugola di Bob Catley fin dalla prima volta che l’ho sentito cantare, la sua carica emotiva vocale ha pochi eguali nel panorama hard ‘n’ heavy, praticamente perfetta per il genere epico che ha da sempre incarnato. Col tempo gli ho perdonato le svisate “commerciali” degli anni ’90, anche perché da qualche anno è tornato a fare la musica per la quale è più tagliato, hard epico detto anche pomp, sia come solista che in compagnia dei vecchi compari Magnum. Immortal non è altro che la continuazione del suo cammino, con orgoglio e rispetto del suo passato e anche per compiacere ai suoi fans che lo vogliono ascoltare soprattutto in questa veste. Poco importa se in fondo è sempre il solito copione fatto di partiture ad alto tasso di nostalgia.

Si parte in quarta con l’anthemica “Dreamers Unite”, un brano senza tanti fronzoli, che ci catapulta subito nel magico mondo di Catley, con il suo coretto malinconico e la forza di un riffing pulsante, costruito su un tappeto ritmico incalzante, una buona partenza. “We Are Immortal” ha delle belle linee melodiche, ma è meno immediata della track precedente, ma lo stile è sempre quello che i fans amano e che quindi ringraziano. Bella “End of the World”, il gruppo col chitarrista Dennis Ward ha confezionato a Catley un altro brano che calza a pennello sulla sua ugola. “Open Your Eyes” e “The Searcher” sono compiti svolti con dovizia, ma restano per lo più dei filler, musica fatta con classe, ma che non ha più molto da dire, bello il finale della prima. “One More Night” riporta una ventata di energia che mancava un po’ negli episodi precedenti. “Light Up My Way” è una ballad elettrica che ha un bell’incedere. Altro bel refrain è quello proposto in “You Are My Star”, anche qui ai vecchi fans scenderà una lacrimuccia di nostalgia. Con “War in Heaven” arriva un sussulto d’orgoglio e il nostro torna a volare alto sulle ali del miglior pomp. “Win the Throne” e “Haunted” sono altri esempi di come la classe possa aiutare dove altri avrebbero fallito, si tratta ancora di filler, ma grazie alla bravura dei nostri si continua a volare ad una quota accettabile. Chiude “Heat of Passion” in tono calante, per la quale valgono tutte le considerazioni fatte in precedenza.

In fondo Immortal è un album che non scontenta, Bob ha (ri)trovato la sua dimensione e la consolida album dopo album, in fondo ha scelto di gratificare i suoi fans, una scelta forse di comodo, ma almeno chi ama questa musica sa dove andare a cercare di soddisfare la sua fame di rock epico fatto come si deve. GB


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