| I messicani Cast hanno girato il mondo, sono venuti anche in Italia, 
            hanno registrato diciannove album in studio a partire dal 1994 e si 
            muovono fra il classico Progressive Rock ed il mezzano New Prog. Una 
            musicalità che fa venire i brividi ad ogni fans del genere, 
            fra tastiere, flauto, violino, chitarre, tuffi nel passato ed uno 
            sguardo nel presente, però? Però non hanno ricevuto 
            il successo che avrebbero dovuto meritare, sono rimasti nel limbo, 
            solo per fans incalliti, ma per fortuna oggi la Progressive Promotion 
            Records prende in mano la situazione e rilascia questo nuovo album 
            dal titolo “Power And Outcome”.
 
 I bellissimi disegni di Carlos Humaràn e l’artwork di 
            Xaguaro e Juan Carlos Lizarraga, sicuramente richiamano l’attenzione 
            di chi segue il Prog Rock, uno stile fra maschere, face paint e uccelli 
            (questa volta non una gazza ladra, ma un corvo) che non lascia adito 
            a dubbi… E’ Prog!
 
 E che Prog, la mini suite iniziale “Rules Of The Desert” 
            chiarisce immediatamente le idee al riguardo, i Cast sono ottimi strumentisti 
            e compositori. Ciò che dimostrano di aver capito non è 
            poca cosa, ossia di creare musica in cui gli assolo sono piacevoli 
            e non asfissianti, sempre attenti alla melodia facile, perché 
            in fin dei conti deve sempre restare qualcosa alla fine dell’ascolto 
            del brano. Poi, i cambi di tempo ed umorali che spezzano l’andamento, 
            quindi il tutto rimane variegato ma non destabilizzante. Piacevoli 
            i momenti di chitarra elettrica che si intersecano con la struttura 
            sostenuta e valorizzata dalle numerose tastiere.
 
 New Prog nella successiva title track, difficile credere di ascoltare 
            una band del Messico e non dell’ Inghilterra. Buono l’uso 
            delle voci e delle coralità che giocano fra effetti sonori 
            e cori. Molta enfasi e grandezza.
 
 Il piano apre “Details, a. Circle Spins”, un'altra mini 
            suite questa volta suddivisa in due trance, la seconda dal titolo 
            “Details, b. Start Again”. Qui compaiono anche momenti 
            più vintage e classicismi, grazie anche all’uso del violino 
            da parte di Roberto Izzo. La band ad onor di cronaca viene completata 
            da Alfonso Vidales (tastiere), Antoniao Bringas (batteria), Claudio 
            Cudero (chitarra), Carlos Humaran (basso), Bobby Vidales (voce) e 
            Lupita Ancuna (voce).
 
 Tantissima la carne al fuoco e gli strumentisti dimostrano di essere 
            una rodata macchina da guerra, perfettamente oliata e assoluta. Le 
            parti strumentali sono negli assolo devastanti sotto molteplici aspetti, 
            grazie appunto all’equilibrio perfetto all’interno della 
            band, un suono imponente come nella seconda parte della succitata 
            mini suite.
 
 Sotto alcuni aspetti si possono riscontrare agganci anche con la nostrana 
            PFM.
 I Marillion dimostrano di conoscerli e “Through Stained Glass” 
            fa la spia. Solare “Illusion And Tribulations”, l’ariosa 
            apertura raggiunge l’apice nell’assolo di chitarra elettrica. 
            Le fughe strumentali proseguono in “The Gathering” per 
            placarsi nella strumentale “Conquest”. La breve “Full 
            Circle, prettamente voce e tastiere, introduce alla conclusiva “Dialect 
            For The 21st Century”, degna conclusione dell’opera in 
            analisi.
 
 Che disco! Resto con la speranza che prima o poi ne esca anche una 
            versione in vinile. Merita. MS
 
 Altre recensioni: Legacy; Castalia; 
            Nimbus; Mosaique
 |