Rock Impressions

Byron Band - On the Rocks

BYRON BAND - On the Rocks
Angel Air
Distribuzione italiana: -
Genere: Hard Rock
Support: Lp 1981 - CD
2010

Vi abbiamo già introdotto il compianto David Byron nella precedente recensione di Lost and Found ed ecco che l’attenta Angel Air ci ripropone anche il primo album uscito con il nome di Byron Band nel 1981, l’ugola dei mitici Uriah Heep in piena NWOBHM ha dato alle stampe questo album in continua ricerca di una nuova dimensione, nonostante il mantenimento di uno stretto legame col passato artistico, che in questo disco emerge in modo prepotente.
Oggi la copertina di questo album fa un po’ sorridere, in particolare se si pensa alle stupende e curatissime realizzazioni di questi anni, ma all’inizio degli anni ’80 questo stile un po’ naif era abbastanza apprezzato e diffuso. Anche la musica risente del periodo ed il taglio è più heavy, ma la radice hard blues settantiana è ben presente, cosa che probabilmente non ha permesso a Byron di emergere in un panorama che brulicava di giovani talenti pieni di voglia di stupire il mondo a suon di metallici riff pieni di energia.

A discapito del titolo, che fa pensare ad una ballad romantica, l’iniziale “Rebecca” è un concentrato di heavy rock primordiale, ottimo il riffing composto dalla coppia David Byron e Robin George, mentre il cantato di Byron ci fa rimpiangere di non aver potuto apprezzare maggiormente la sua voce. Si prosegue con un classico bluesettone, “Bad Girl” ha un titolo quanto mai prevedibile, ma è perfetto per lo stile sporco e graffiante del brano. Davvero bella “How Do You Sleep?”, col suo senso di mistero e di dramma davvero intenso e riuscito, sottolineato anche da azzeccati interventi di sax e con un contributo vocale spettacolare, un brano che si eleva sul resto del repertorio di una buna spanna. “Start Believing” è un buon pezzo, molto Uriah Heep, ma dopo il piccolo capolavoro precedente perde il confronto e viene penalizzato. “Never Say Die” è troppo easy e stona col resto del repertorio, la carta del pop, anche se d’autore, non paga. Il blues (abbondantemente spruzzato di rhythm) torna con la trascinante “Piece of My Love”, che con la sua sezione di fiati ricorda vagamente i Trapeze di Glenn Hughes. Riempitiva è la seguente “King”, che cala il tono dell’album e verso il finale non ci sta molto bene. Non migliora le cose la fiacca “Little by Little”, quasi soul, che dissipa tutta l’energia iniziale, non è una brutta canzone, anzi, ma in questo disco non ci sta proprio, peccato.

Questa ristampa contiene tre bonus tracks incise da Byron poco prima di lasciare per sempre i palcoscenici di questo mondo e sono traccie ancora piene di voglia di fare musica. “Fool For a Pretty Face” non è epocale, ma è un bell’hard blues, fatto come si deve. Molto più coinvolgente è l’heavy rock di “Safety in Numbers”, anche se la prestazione vocale non emerge come dovrebbe. Da brividi la ballata elettrica “One Minute More”, sostenuta anche da una prestazione vocale davvero toccante, il modo migliore di salutare un cantante che si è fatto amare. GB

Altre recensioni: Lost and Found

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