Rock Impressions

BLUE ÖYSTER CULT – Live at Stazione Della Birra, Roma 04/06/08
Di Giancarlo Bolther



Wow! Da dove cominciare? Scusate questo dubbio iniziale, ma mi sento come un pittore davanti ad una tela bianca che vive quell’attimo di panico… tante sono le cose che vorrebbe esprimere e tanto stretti sono i confini di una semplice tela.

Sono passati ventidue anni dal tour che portò in Italia per la prima volta i mitici Blue Öyster Cult, all’epoca stavo svolgendo il servizio militare e dovetti fare i salti mortali per ottenere il fatidico permesso per poter andare al concerto nella data di Bologna, che notte fu!
Per me sono stati anche ventidue anni di attesa, perché, come sanno tutti i miei amici, i BÖC sono la mia band preferita e il desiderio di vederli dal vivo è sempre stato molto forte, ma l’attesa paziente e fiduciosa stava cominciando a trasformarsi nella triste consapevolezza che il sogno poteva non realizzarsi (ricordo che un amico mi scrisse di aver deciso di volare a Londra pur di poterli vedere, animato dalla mia stessa paura). Inoltre il gruppo dal 2001 è tornato in un nuovo preoccupante silenzio discografico. Invece ecco che il sogno diventa realtà e il concerto per me più atteso diventa realtà, anche se non sono mancate anche questa volta delle difficoltà, unica tappa a Roma di mercoledì, cosa logisticamente non semplice per me che sono mantovano. Ma alla fine ogni ostacolo è stato superato senza nessun tipo di intoppo.

Ferie assicurate da tempo, famiglia consenziente, serie di mail a Donald “Buck Dharma” Roeser per poterci incontrare, posto per dormire… tutto è andato magicamente a buon fine. Donald inoltre mi ha accreditato ad entrare per assistere alle prove e per stare col gruppo per tutto il tempo al locale, non mi sembrava vero, avevo l’adrenalina che mi spingeva come un bulldozer. Alla fine non ho vissuto le difficoltà del concerto di Bologna, ma l’eccitazione non è stata di certo minore.

Sono arrivato in Roma il giorno stesso del concerto poco dopo mezzogiorno e mi sono recato in centro per una passeggiata, che è sempre un gran bel posto dove andare, con calma sono andato a prendere dei regali per i miei e poi mi sono concesso una sosta in un localino per “buongustai” vicino a piazza Navona, il Cul De Sac, che ha un’ottima selezione di leccornie. Sempre con calma poi mi sono portato verso il locale, erano le sedici, dove ho appreso che il gruppo sarebbe arrivato verso le 17.30, nel frattempo ho fatto amicizia con un addetto della Barley Arts, che è stato molto simpatico e che ringrazio per la disponibilità. All’arrivo Buck mi è venuto incontro e ci siamo scambiati un caloroso saluto, poi è salito in fretta sul palco per le prove. Ho subito una delusione (in termini affettivi) nel scoprire che manca Allen Lanier, parlando con Buck ho appreso che Allen non sta bene e che per motivi di salute non può più permettersi lunghe trasferte. Quindi la formazione, oltre a Dharma, era completata da Eric Bloom (voce, chitarra ritmica e tastiere), a sorpresa da Danny Miranda (basso), che attualmente suona coi Queen, Richie Castellano (tastiere e chitarra), che ufficialmente è l’attuale bassista della band e Jules Radino (batteria). Nella prima parte delle prove il gruppo ha calibrato i suoni degli strumenti, poi la band ha eseguito i seguenti brani: “Joan Crawford”, “Hot Rails To Hell”, “Harvest Moon”, “See You In Black” e “Golden Age Of Leather”, in pratica un mini concerto tutto per me di circa un’ora, anche perché ero l’unico ospite ammesso, non mi sembrava vero. Da notare che ben tre brani eseguiti nelle prove non verranno riproposti nel concerto.

Finite le prove siamo saliti tutti nei camerini dove ho avuto il tempo di parlare con calma con Buck, con un gentilissimo Eric e con un goliardico Danny (che mi ha invitato a vedere i Queen nel tour che faranno in autunno!) di origini palermitane (i nonni). Il gruppo era teso, in particolare Eric, incredibile dopo centinaia di date in tutto il mondo si emoziona ancora prima di un concerto! Mi hanno chiesto come sarebbe andata e io sinceramente (conoscendo la situazione italiana) non me la sono sentita di fare ipotesi ottimiste, Donald intanto mi aveva preannunciato che avrebbero suonato per circa novanta minuti. Verso le ventuno la band si ritira per gli ultimi preparativi e ne approfitto per scendere nel parterre a salutare gli amici, che intanto iniziavano ad arrivare, e per comprarmi una maglietta (sono andate via come il pane). I timori riguardo al pubblico man mano che passa il tempo svaniscono e nel locale si contavano circa cinquecento persone, un numero non eccezionale, ma se si pensa ai chiari di luna di tante date nel nostro paese ci si può anche accontentare. Ore ventidue inizia lo show, la band sale sul palco senza tanti clamori, da musicisti che non hanno mai assunto infantili pose divistiche e autocelebrative, ma come dei musicisti seri che amano la musica prima di tutto, gente che nonostante facciano centinaia di date tutti gli anni, si divertono ancora sul palco.

Il gruppo attacca con l’anthemica “This Ain’t The Summer Of Love” e la platea esulta, a ruota parte “Before the Kiss”, poi è la volta della trascinante “Burning For You”, a sorpresa arriva la stupenda “Black Blade”, seguita dalla morbida “Shooting Shark”. In sequenza ascoltiamo “ME262”, “Cities on Flame”, “Buck’s Boogie”, altra sorpresa “Golden Age of Leather”, la poetica “Then Came the Last Day of May”, l’inno “Godzilla”, nel mezzo parte il fatidico assolo di basso che stavolta si trasforma in un medley dei Queen in onore al nuovo gruppo di Miranda, poi c’è stato lo spazio anche per un ottimo assolo di batteria, infine ecco l’immancabile “Don’t Fear the Reaper”, una breve pausa e come bis viene proposta la rocciosa “Hot Rails to Hell”. Una delle sorprese maggiori è stata ascoltare il talento di Castellano, che ha suonato ottimamente sia le tastiere che la chitarra, dando vita ad assoli ad alto tasso emotivo, da segnalare anche che Eric Bloom ha cantato poco, probabilmente la sua voce è in declino, anche la scaletta ha privilegiato brani cantati di Buck, ma anche pezzi storicamente interpretati da Bloom sono stati proposti da Castellano. Ma il pubblico non è sembrato particolarmente turbato da questo, perché la band sul palco non si è risparmiata un attimo e alla fine ha suonato quasi due ore. Donald ha sempre un tocco di chitarra eccezionale, solo Miranda non ha suonato al massimo, ma del resto sono più di tre anni che non suona coi BÖC.

Che altro dire… la scaletta era ottima anche se mancavano brani immortali come “Astronomy”, ma credo che nonostante tutto non ci si possa lamentare, inoltre ho visto un pubblico entusiasta.

Alla fine del concerto sono risalito nei camerini per i saluti finali e per scattare le foto con la band, di certo non dimenticherò tanto facilmente questa serata!

Altri Live Report: 2008 Trezzo; 2016

Recensioni: Heaven Forbid;
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Retrospettiva

Interviste: 1998; 2008

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