Rock Impressions
 

INTERVISTA CON BACCINI SOPHYA
di Giancarlo Bolther

Sophya ci ha sorpresi (non nel senso che non ce lo aspettavamo da lei) un po' tutti col suo splendido album ed ora ci ha rilasciato questa intervista bellissima, spero vi piacerà, è davvero molto ricca.

Stai attraversando un periodo pieno di impegni e ricco di soddisfazioni professionali, è cambiato qualcosa nella tua vita o si è trattata di un’evoluzione naturale a cui hai lavorato in tutti questi anni?
Dal punto di vista dell’impegno personale non è cambiato molto perché io ho sempre lavorato moltissimo, sai che per me la musica non è solo una passione, è anche la mia professione. Da un po’ di tempo quello che faccio è un po’ più in evidenza, grazie anche alle collaborazioni illustri per così dire….e questo è quello che è cambiato: lavoro sempre giorno e notte (e con il consueto piacere di farlo, benedetta me..), ma stavolta se ne accorge un po’ di gente in più. Ne sono contenta, perché ho sempre creduto nel lavoro duro, nelle conquiste ottenute passo passo grazie alla preparazione, alla dedizione e alla passione. Ultimamente poi, incredibilmente, c’è stato anche un pizzico di fortuna: una volta tanto, ero al posto giusto nel momento giusto… però c’ero, e mi ero procurata gli strumenti adatti per partecipare al gioco… se ho un merito, è questo.

Puoi raccontarci come sono nate le tue recenti collaborazioni?
Quella con Lino Vairetti degli Osanna è “colpa” di Vittorio Nocenzi del Banco, che qualche anno fa mi contattò per un suo progetto multimediale e teatrale che poi purtroppo è sfumato, ma fu lui che mi presentò a Lino quando andai a trovarlo in occasione di un concerto. Da allora io e Lino siamo rimasti in contatto, ci siamo sempre incrociati alle conventions, ai festival, alle conferenze sul prog e sul rock in generale. Quando ho cominciato le sessions di “Aradìa” mi è sembrata una cosa naturale provare a chiedergli una partecipazione, senza contarci troppo sinceramente, però lui con mia grande gioia ha risposto di sì….questo mi ha dato una spinta enorme per continuare, e da quel momento in poi…. “roll the ball” ! La partecipazione di Lino ha “attratto” quella di Martin Grice, flautista/sassofonista dei Delirium, ed io sono apparsa come ospite sia nel disco degli Osanna, “Prog Family”, insieme con musicisti del calibro di David Jackson dei Van Deer Graf Generator, David Cross dei King Crimson, Gianni Leone, TM Stevens per citarne alcuni, che in quello dei Delirium, “Il Nome del Vento”, il primo di inediti di questa storica band italiana dopo trent’anni o giù di lì.

In tutto questo che ruolo ha giocato la Black Widow, l’etichetta con cui hai un sodalizio rodato?
La BW ha propiziato le reciproche collaborazioni con i Delirium, che sono sotto contratto con loro da alcuni anni, e mi ha proposto le voci di Ana Torres degli UTO e Nona Luna delle Iconae per un brano letteralmente commissionato ma che ho scritto ben volentieri per le nostre tre voci, dopo averle ascoltate! Massimo Gasperini, infatti, è rimasto molto colpito dai provini del brano in coppia con Lino, ed ha pensato così al flauto ed al sax di Martin per altri due brani del mio album, “Aradìa”. Questo ha dato origine tra l’altro ad una bellissima amicizia con Martin, che non ha mai smesso da allora di incoraggiarmi, di spronarmi a scrivere e a suonare il piano, aspetti dei quali non ero molto sicura….o meglio, ero sicura ma non riuscivo a trovare la spinta giusta per lanciarmi, per propormi…. le parole di Martin più di una volta hanno fugato montagne di dubbi! Anche i brani con Martin li ho scritti apposta e allora Massimo, accortosi del fatto che io lavoravo bene su “ordinazione” (cosa che è stata una sorpresa anche per me!) mi ha proposto anche Ana e Nona. Prima doveva trattarsi di un interludio di due minuti, che ho realizzato e spedito in dieci giorni. Lui lo ha sentito e ha detto – E’ molto bello, aggiungi almeno altri due minuti se no è un peccato – e via a scrivere altri due minuti almeno, in maniera che non sembrasse un’aggiunta azzeccata con lo scotch….dopodichè ha voluto un altro brano con solo di violino e tappeto di mellotron, e io già che c’ero ci ho aggiunto anche il clavicembalo e il Moog modulare. Questo può darti solo una minima idea del modo in cui ho passato gli ultimi due anni….c’è stato un momento in cui veramente ho pensato – Questo disco non uscirà mai -….poi devo dire che alla fine ascoltando il risultato non avrei mai immaginato di realizzare qualcosa di così compiuto e ricco. Può piacere o meno, questa è un’ altra storia, ma di sicuro non ci siamo risparmiati! Anche per la grafica, a volte ci sono state telefonate chilometriche per decidere solo il carattere dei testi, e tutto questo poi nell’album secondo me si vede.. soprattutto, il pubblico che segue il prog queste cose le nota, e ti fa venire voglia di curare i particolari.

Delle tante collaborazioni, ce n’è una che ti ha gratificata di più?
Ogni volta che qualcuno pensava a me, ed ogni volta che qualcuno accettava la mia richiesta di collaborazione, era una gratificazione enorme. Non ho fatto particolari distinzioni di fama o notorietà dei musicisti, se è questo il senso della domanda, piuttosto è stato bellissimo notare il fatto che ogni volta ad un episodio ne seguiva immediatamente un altro. Per farti qualche esempio, la collaborazione con Lino e Martin ha generato la mia partecipazione nei loro dischi, la collaborazione con i Wicked Minds ha generato quella nel disco solo del loro chitarrista, Electric Swan. La partecipazione con i Malaavia, dove suona anche il chitarrista degli 883, ha generato quella nel disco dei Tilion, dove ci sono anche Lino ed Irvin Vairetti e Clive Jones dei Black Widow, e via così….questo vuol dire che ho seminato bene, che ho lasciato un buon ricordo sia come artista che come persona….non c’è gratificazione più grande, secondo me.

So che anche quest’anno hai molti progetti in cantiere, cosa ci puoi anticipare?
Molti sono top secret per ora…comunque uscirà tra breve un triplo della Musea dedicato al Purgatorio di Dante che mi vede tra i 33 partecipanti, tanti quanti sono i canti appunto. E sono usciti da poco tre dischi per me fondamentali: “Aradìa”, appunto, “Prog Family” degli Osanna e “Il nome del vento” dei Delirium. Sta per uscire un disco dei Wicked Minds dedicato ai gruppi prog italiani degli anni 70, che vede la mia collaborazione in due brani. Poi ci saranno alcuni concerti per promozionare“Aradìa”, show cases, trasmissioni radiofoniche – due di queste sono già on line su Rock City Nights e Il Re del Gancio - e televisive, e ospitate in concerti dei Delirium e degli Osanna. Collegandovi periodicamente al mio sito ufficiale, ed alle mie pagine su myspace e facebook (ndr. trovate il link in fondo alla pagina), troverete in tempo tutte le informazioni.

Hai una formazione classica e solitamente il mondo della musica classica non ama mescolarsi con quello della musica rock, tranne alcuni casi ancora abbastanza circoscritti, comunque sei riuscita nel tuo disco a coniugare in modo molto interessante e innovativo classica e rock, questa commistione di generi è un tuo obbiettivo artistico o ti viene in modo naturale?
Un po’ tutt’e due le cose..cominciando a comporre, mi sono scoperta uno stile che ricorda molto quello della musica sinfonica, cioè una specie di musica verticale fatta di una serie di canti intrecciati e melodie sovrapposte che vanno a formare l’armonia, piuttosto che motivo e accordi sottostanti, che è definita musica orizzontale. Ho deciso allora di continuare per quella strada, perché le idee con questo metodo fluivano facilmente ed era come un continuo riscoprire la “mia” musica, e poi anche per far avvicinare i ragazzi a questo tipo di ascolto, rendendolo meno ostico grazie all’uso di suoni moderni e vintage, rock ed acustici. D’altronde molti grandi gruppi prog hanno battuto questa strada, EL&P, Jethro Tull, Yes.. ed io stessa non sono nuova a questo concetto, con i Presence ho fatto Black Opera con un arrangiamento prog di quattro romanze di Verdi, e rimane per me una delle cose di cui sono maggiormente orgogliosa durante quella lunga avventura. La novità sta nel fatto che ho scritto arrangiato e registrato tutto da sola, e non ho posto limiti alla fantasia..quindi, nessun rifacimento di opere conosciute, ma nuovi brani stile prog rock tirati su come fossero sinfonie, o parti di sinfonie, e semplici e spero belle ballate, che sono una caratteristica del rock praticamente da sempre.

Aradia è un personaggio che aveva come missione quella di diffondere la “stregoneria”, intesa come religione pagana, sulla terra, una storia dal forte sapore esoterico e anche tutto l’artwork del cd è ricco di riferimenti esoterici, perché hai scelto questo concept?
Perché incarnava alla perfezione il viaggio che stavo compiendo come artista e come donna, il cambiamento e la presa di coscienza che stavo attraversando. Una strega è essenzialmente una persona che attraverso le sue arti magiche vuole cambiare qualcosa, vuole impadronirsi del proprio destino e vuole comprendere il segreto delle leggi della natura. E’ un po’ quello che stavo cercando di fare io, riportando ovviamente il tutto sul piano della mia vita artistica, non certo personale. Inoltre, mi sono accorta anche di alcuni cambiamenti fondamentali che si stanno verificando nel mondo e nella società che mi circonda..nell’ambito in cui io mi muovo, ad esempio, c’è un certo women power in giro proprio dal punto di vista compositivo, diverso nel modo di proporsi, e senza atteggiamenti di invidia e rivalità ma piuttosto con uno spirito collaborativo, amicale, sconosciuto all’universo femminile fino a questo secolo secondo me. Questa è una cosa che mi ha ispirato moltissimo ed ho voluto celebrarla, sottolinearla, servendomi di questo personaggio dalle tinte forti e dalla forte personalità. Dato che però si tratta di una storia incentrata principalmente sull’amicizia femminile, di un percorso di crescita ed affrancamento psicologico, ho cambiato l’accento, Aradia è diventata Aradìa ed ho su tirato questa storia immaginaria, che si snoda attraverso varie epoche e vari stili musicali, per raccontare l’evoluzione di un sogno personale e generale, con riferimenti onirici più che esoterici..la mia musica del sogno fatta musica suonata.

Parlare di certi argomenti in Italia non è semplice per molte ragioni, tu che rapporto hai con la fede e con la religione (per me sono due cose distinte)? Qualcuno ti ha ostacolata o ti ha creato delle difficoltà per i tuoi progetti “poco ortodossi”?
La mia fede è in continua evoluzione, è una scoperta meravigliosa ed incompiuta che si affina giorno per giorno, di pari passo con la mia crescita spirituale e la mia capacità di comprendere il divino. Sono nata cattolica, poi dodici anni di scuola dalle suore mi hanno fatto diventare praticamente atea, ed infine la riscoperta dell’incanto e della vita dell’anima mi hanno portato alla persona che sono adesso, che sinceramente non so definirti ancora, e chissà cosa sarò domani. Sono quindi sicuramente molto religiosa, amo la spiritualità, ma non conosco ancora bene la mia fede, ed in questo sono d’accordo con te, sono due cose ben distinte. Ho trovato difficoltà a realizzare i miei progetti quando li ho proposti alle majors, ma perché ritenuti poco popolari, poco commerciali, e qui si dovrebbe aprire una parente, per dirla alla Totò, infinita..perchè io non penso che la gente sia così stupida come a loro conviene pensare, ed in “Aradìa”, come ha confermato anche una recente recensione americana, ci sono almeno un paio di digeribilissime piacevoli canzoni..ma a parte queste polemiche che non mi sono mai piaciute perché alla fine si rivelano solo sterili lamentele, ho notato che quando invece mi sono rivolta alle persone simili a me, quando ho trovato il mio stesso background e la mia stessa voglia di innovare e di far pensare, ho trovato i tappeti rossi! A volte devi bussare semplicemente alle porte giuste per farti aprire.
Insomma non ho subito persecuzioni, non sono così importante (almeno non ancora..:-)) ma non avrei paura di questo, nemmeno se fossi famosa come Madonna o Britney Spears. Ci sono poche cose, veramente poche, per cui sono orgogliosa di essere italiana, e a parte la cucina ed ultimamente la moda una di queste è la tolleranza religiosa. Certo non mettono in prima serata su Rai 1 una come me che ama la cultura (che parola proibita!), una che parla di libera ricerca dello spirito, ma ripeto, se scegli bene i tuoi interlocutori trovi i tuoi spazi, e fai tranquillamente arrivare il tuo messaggio anche ad un pubblico di massa. Ci sono esempi fulgidi in merito, fuori e dentro il prog: Battiato, Zucchero, De Andrè, Giorgia..non tutti mi piacciono, chiaramente, ma tutti sono artisti conosciutissimi che si sono posti sempre dichiaratamente contro l’ortodossia, e nessuno li ha particolarmente boicottati o condizionati.

Devo dire che sei riuscita a rendere molto bene quest’aura misteriosa nella tua musica, ma tu pratichi queste discipline anche nella tua vita privata o il tuo interesse è puramente artistico?
Ti ringrazio molto, in effetti uno dei miei intenti era proprio quello di ricreare il fascino del mistero, dell’insondabile, delle sensazioni percepibili al di fuori della razionalità e non per questo meno reali. Ma la mia ricerca finisce lì. La musica è la più completa delle arti e l’arte è l’unica cosa che non esisteva prima che l’uomo comparisse sulla Terra, è la sua pura creazione, è il fil rouge che ci unisce all’eternità. Quindi, fine a se stessa. Non può essere sminuita o svuotata rapportandola semplicemente al tempo in cui viviamo o agli interessi che coltiviamo. Dal punto di vista filosofico invece, amo la malinconia inguaribile più che la dannazione, mi piacciono gli incantesimi più dei sortilegi..il male esiste, ognuno di noi lo conosce bene, ma per me è una formidabile arma di difesa, non di offesa. Il male trionfa quando i buoni cominciano a tacere. Quindi un’anima in pena non deve chiudersi in se stessa, non deve reagire diventando mostruosa, deve anzi cercare di conoscere il suo nemico ed affrontarlo a viso aperto, rendendo proprie le sue stesse armi.

Le cose che accadono nella vita di ciascuno di noi non sono tutte scientificamente spiegabili, come vorrebbero scienziati e scientisti, ma c’è una zona di “confine” velata di mistero, che nessuno può negare, nemmeno i più scettici. Ci sono degli episodi “inspiegabili” che ti sono accaduti e che ci puoi raccontare?
Ne succedono ogni giorno, ad ognuno di noi, a bizzeffe. Solo che noi cerchiamo il fenomeno eclatante, vogliamo vedere i cieli aprirsi, vogliamo sentire le voci di dentro, e non ci accorgiamo di piccoli prodigi quotidiani e li accantoniamo come coincidenze. Un parcheggio trovato in una zona dove era impossibile parcheggiare, proprio quel giorno in cui avevi quell’importante colloquio a cui non potevi tardare, un documento impossibile da ottenere in poco tempo e quell’impiegato gentile che ascoltava i Genesis anche lui, un incontro casuale che si rivela poi fondamentale nella tua esistenza..pensaci un po’.. senza voler cercare per forza il soprannaturale in tutto, ma senza archiviare come normale tutto.. quanti ne potresti raccontare tu? Se c’è una cosa che non mi piace di questi tempi, è l’incapacità dell’uomo di comprendere il linguaggio dei simboli, e i poteri che ne possono derivare. Sogniamo la notte e poi ci alziamo pensando “cosa avrà voluto significare?” e questo ci sembra del tutto normale, ma non lo è, è la nostra mente che ci parla, dovremmo poterla capire benissimo! Adesso lo strumento per fare questo chiamalo magia, chiamalo psicologia, chiamalo religione, la sostanza non cambia..abbiamo perso il contatto col soprannaturale nella vita quotidiana, e il mondo pullula di ciarlatani che pretendono di farti da tramite in cambio di denaro e paradiso garantito.

Un’espressione che ho usato nella mia recensione parlando di Aradia è “musica espressionista” (che è più nota come corrente pittorica), ti riconosci in questa definizione?
Abbastanza, ma più nei canoni estetici della corrente musicale. Il Pierrot Lunaire di Shoenberg è una delle mie opere preferite, mi piace portare la tensione della atonalità all’interno della melodia tonale..ma come ti ho detto prima io sono per le fate che se si arrabbiano possono anche diventare streghe diaboliche, ma solo per difendere il tempio profanato! Anche Gesù lo fece, e lui era uno che perdonava tutti. L’espressionismo pittorico esalta un’immagine interiore sì, ma priva di pace, io con “Aradìa” ho raggiunto finalmente la pace rendendomi conto che la pace non fa parte della mia essenza. Se dovessi paragonarmi ad un movimento figurativo, allora ti dico l’esatto contrario dell’espressionismo, l’impressionismo cioè, i quadri di Monet, di Ingres, ed in ultima analisi Van Gogh, l’impressionista che pose le basi dell’espressionismo. Dall’anima al mondo, e non viceversa.

Il tuo disco è molto ricco e complesso, quanto tempo hai impiegato a realizzarlo?
Più di due anni per comporlo, perché nel frattempo avevo anche altri progetti paralleli, e due anni di sala per registrarlo, sia qui a casa mia dove ho attrezzato uno studietto per la preproduzione, che in uno studio professionale, l’Ondaquadra, dove ho registrato missato e masterizzato. Ma il tema musicale che pervade tutto l’album è una melodia che mi girava per la testa da più di dieci anni, e io cercavo solo l’occasione giusta per darle vita..in pratica, non lo so quando è cominciato, forse la prima volta che ho sfiorato un pianoforte, ed ero proprio piccolina..cinque anni!

Qual è il primo pensiero che hai avuto appena finito il disco?
“Sarà vero?”

L’ultimo album dei Presence è stato accolto con poco entusiasmo da parte di alcuni critici, secondo te non è stato capito o effettivamente c’è stato un calo di ispirazione?
“Evil Rose” ha avuto giudizi molto controversi, ma la stessa cosa è successa anche con il precedente, “Gold”, che poi le vendite hanno smentito. Ci sono un paio di brani in quell’album, tipo “Orphic” e “S.Peter’s day”, che per me sono degli autentici capolavori. Non c’è stato un calo di ispirazione, almeno da parte mia..è che io non sento più mie certe tematiche oscure e sataniche che trovo molto interessanti dal punto di vista culturale, affascinanti quando devi parlarne per descrivere l’animo umano, ma non mi appartengono e non le ho mai amate, nonostante numerosi e volenterosi sforzi.
I Presence l’hanno sempre saputo.. ma io ero troppo innamorata della nostra musica e tutti eravamo molto convinti di quello che stavamo facendo insieme, e non c’importava. Poi qualcosa in me è cambiato, è capitato anche un lungo periodo di inattività dei Presence durante il quale sono stata un po’ per fatti miei, ho ripreso gli studi di pianoforte, di composizione, sono andata oltre. Questo forse, a livello di pelle, i critici dei Presence l’hanno percepito.

La zona in cui vivi ha una splendida tradizione musicale, una delle più belle e ricche del nostro paese, tu ne sei stata in qualche modo influenzata o hai sviluppato un cammino artistico del tutto indipendente?
E’ impossibile non farsi influenzare dal posto in cui sei nato, è nel tuo respiro, è nella materia di cui sono fatti i tuoi pensieri. Il mio stesso amore per la malinconia, la nostalgia per una favolosa età dell’oro, la capacità di godersi la vita anche solo guardando un bel panorama e stendendosi al sole sono tipiche di Napoli e della sua gente. Mi piace questa domanda perché proprio ultimamente pensavo di scrivere qualcosa usando la scala napoletana (quando si dicono le coincidenze), che in musica si studia con un capitolo a parte.. un po’ come fece Stravinsky con la sua “Napoletana” appunto, musica contemporanea sulla scala napoletana, oppure come hanno fatto gli Osanna con Palepoli, che disco inarrivabile..nel video di “When the eagles flied”, che trovi come bonus sul cd, con la forza delle immagini tutto questo è spiegato molto bene: una ballata in pieno stile Southern Rock americano, una fanciulla che attraversa tutte le fasi delle filosofie giovanili per diventare un’elegante signora in bianco e nero, una pianista che le racconta e i parchi di Napoli e il Vesuvio sullo sfondo. Insomma, Napoli è il mio cuore, il Rock è la forma che gli ho dato quando è diventato musica.

Nel tuo disco dimostri una profonda cultura musicale, ci puoi dire cosa ti piace ascoltare e quali sono i tuoi dischi preferiti (una piccola classifica personale?)?
Urka..quante pagine ho a disposizione? ? Vabè, allora...per semplificare, seguirò l’ordine di apparizione, perché ascolto montagne di cose ma alla fine poche rimangono impresse. Prima di tutto i Notturni di Chopin, poi “La Forza del Destino” di Giuseppe Verdi e la seconda sinfonia di Brahms, e di conseguenza l’opera omnia di questi due compositori. Poi è entrato con estrema irruenza il rock nella mia vita, e allora…Janis Joplin, “Cheap Thrills”. Joan Baez, “Diamonds and Rust”. Led Zeppelin, “Physical graffiti”. Yes, “Going for the One”. EL&P, “Brain Salad Surgery”. Traffic, “Traffic on the road” con cui ho cominciato a scoprire l’energia che può sprigionarsi da un vero concerto rock, e poi quel meraviglioso uso dei fiati, e la forza sfiziosa di un doppio senso azzeccato. Deep Purple, “Made in Japan”. Ozzy Osbourne, “Diary of a Madman”. Gentle giant, “In a glass house”. Rush, “Moving Pictures”. The Who, “Tommy with the LSO”. David Bowie, “The rise and fall..” Pink Floyd, “Atom Heart Mother”. Poi BMS, “Darwin”. Osanna, “Palepoli”. New Trolls, “Concerto grosso”, che mi hanno fatto pensare che in Italia, a livello di prog e di avanguardia, non eravamo secondi a nessuno. Ange, “Au dela du delire”. Poi breve incursione nella lirica di nuovo con la scoperta di una versione della Lucia di Lammermoor di Donizetti cantata negli anni cinquanta da Maria Callas. Disco consumato, ritorno di fiamma e dunque Rossini, “Guglielmo Tell”. Mascagni, “Cavalleria rusticana”, e la lirica dell’est, tra cui Janacek, “La piccola volpe astuta”. Ricerca frenetica della commistione..Eloy, “Dawn”, Renaissance, “Live at Carnegie Hall”. Metallica, “S&M” e tutti i gruppi rock che hanno avuto il coraggio di suonare con l’orchestra – Scorpions, Styxx, Aerosmith, Kansas, e, concedimi questo piccolo moto di orgoglio, Presence (“The Sleeper awakes”). Poi voglia di un po’di follia sotto diversi aspetti: Kate Bush, “The Dreaming”. Frank Zappa, “Zoot Allures”. Nina Hagen, NunSexMonkRock”. L’ultimo disco che mi ha “preso” veramente, e ha cominciato a farmi ascoltare con più attenzione anche il jazz dopo il blues, è “Il nome del vento”, Delirium. Quindi Miles Davis, “Tutu”, Bill Evans, “Affinity”. Weather Report, “8.30”. Brand X, “Masques” . Ma più ne nomino e più me ne vengono in mente.
In “Aradìa”, anche inconsapevolmente, ho travasato un po’ di tutto questo e molto altro, ma il motivo conduttore è sempre uno, sia quando ascolto che quando suono: studiare, capire e poi osare, senza pietà.

La tua avventura solista avrà un seguito o resterà uno splendido episodio isolato?
Sto già scrivendo qualcos’altro, ormai ho aperto il vaso di Pandora..:-)

Una curiosità, perché hai cambiato il nome in Sophya?
Perché io per prima sono cambiata, cresciuta, (spero) maturata, ed è cambiata la mia musica ed il mio modo si sentirla e di farla. La mia stessa carriera ha preso una svolta veramente imprevista con “Aradìa”. Ho voluto sottolineare questa cosa sia per i miei fans, che lo avrebbero sicuramente notato, sia per me, per ricordarmelo in futuro creando quindi un “prima” e un “dopo”. Non potevo e non volevo cambiare nome, così ho pensato di cambiarne solo la grafìa. Alla “f” ho sostituito un “phy” greco, che tra l’altro annovera tra i suoi significati simbolici quello di rinnovamento, rinascita, e Sofia è diventata Sophya.

Vuoi concludere quest’intervista con un saluto finale…
Saluto tutti gli estimatori del prog, musica per palati fini, che sanno apprezzare anche un buon e sano sviso su tre accordi banali, a patto però che chi suona pensi a quello che suona, e non a quanti soldi se ne possono tirare fuori. E se poi arrivano anche i soldi..tanto meglio no? Welcome back my friend, to the show that never end!

Recensioni: Aradia; Big Red Dragon; Runnin' With the Wolves

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