Rock Impressions

Antimatter - Leaving Eden ANTIMATTER - Fear of a Unique Identity
Prophecy
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Post Modern Prog
Support: CD - 2012


Strana storia quella degli Antimatter, nati come costola degli Anathema e dopo tante vicissitudini diventati oggi una vera band. Il leader è Mick Moss ha tenuto in piedi questo progetto con caparbietà e dopo quattro anni di silenzio eccolo con un nuovo disco, che recupera il sound degli esordi, parliamo dell’album Saviour, con suoni più elettronici e un po’ meno rock.

La prima traccia che ascoltiamo è “Paranova”, una canzone bellissima, retta da una melodia sognante, densa di una tristezza delicata, ci sono molti punti di contatto con gli ultimi Anathema e col prog post moderno in generale, dopo l’avvio morbido il brano si evolve in un crescendo piuttosto intenso, una formula che la band citata sta abusando, ma che sembra funzionare sempre piuttosto bene. “Monochrome” è molto più elettronica, un giro ipnotico domina il brano, si alternano parti delicate ad altre vorticose e sature, l’alchimia funziona bene. La title track è costruita un po’ come il brano di apertura, un’atmosfera molto malinconica ci accompagna pian piano in un caleidoscopio di emozioni. “Firewalking” è un brano più misterioso, che unisce molti elementi dei precedenti, ma introduce dei passaggi davvero interessanti, anche se molto meno immediati. “Here Come the Men” è introdotta da un giro acustico di chitarra, Moss è ispirato e pennella ancora delle melodie suadenti, che uniscono la tristezza a soluzioni armoniche penetranti, ma che non feriscono, che non fanno male, piuttosto sono delle riflessioni sulla nostra condizione. “Uniformed & Black” è il singolo collegato al disco, un brano che per certi versi ricorda i Depeche Mode, un po’ più energici. “Wide Awake in the Concrete Asylum” è una ballata, quasi new wave ottantiana, bella e originale. “The Parade” è un brano epico e solenne, che si stacca parecchio dal resto del cd, non è molto originale, ma ci sta bene e ci introduce con enfasi alla conclusione del cd, che è affidata a “A Place in the Sun”, un’altra ballata triste, molto dolce, forse avrei preferito un’esplosione di energia, invece c’è questa ricaduta intimista, sicuramente molto bella, ma che spegne un po’ il cd.

Un ritorno in grande stile questo degli Antimatter, gli anni di attesa hanno fruttato bene. Certo c’è qualche ombra in questo disco, direi che si avverte una certa sudditanza rispetto agli Anathema, ma il peso artistico di questa band è notevole e non deve sorprendere che ci siano artisti che si impegnino a seguirne le orme. GB

Altre recensioni: Saviour
; Leaving Eden

Interviste: 2013

Live reportage: 2007

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