Rock Impressions

Antimatter - Leaving Eden ANTIMATTER - Leaving Eden
Prophecy
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Post Modern Prog
Support: CD - 2007

Orfani di Duncan Patterson, che ha recentemente dato vita all’interessante progetto Ìon, gli Antimatter di Mick Moss proseguono con questo quarto album e come guests troviamo Danny Cavanagh a vari strumenti, Ste Hughes al basso, Chris Phillips alla batteria, Rachel Brewster al violino e Gavin Attard al synth in un brano.

Il sound per questo album è molto oscuro e intimista, le canzoni sono leggere e “pesanti” al tempo stesso, ad un ascolto distratto sfuggono via senza lasciare segno, ma ad un ascolto attento scavano come l’acqua nella terra e lasciano segni profondi. Fin dall’inizio gli Antimatter hanno optato per una musica non facile, ma di grande spessore artistico e questo album è la conferma di quanto seminato, anche se dispiace un po’ per l’assenza di Duncan.

L’album parte con dolcezza, le note morbide di “Redemption” accarezzano i sensi e aprono su un mondo dai toni foschi e malinconici, è solo l’inizio del viaggio con gli Antimatter, la voce di Moss è semplicemente perfetta, evocativa e addolorata al punto giusto. Ma la successiva “Another Face in a Window” alterna parti melliflue ad altre cariche di elettricità e di forza, emerge il lato più duro del gruppo e sono scintille. “Ghosts” è giocata su un arpeggio molto soffuso, sembra quasi un brano cantautorale o di folk music, disperatamente romantico. Meno immediata, ma ugualmente intensa è “The Freak Show”. Anche la strumentale “Landlocked” è un viaggio riuscito nella tristezza, ma molto più efficace è la lenta agonia di “Conspire”. L’elettricità di “Leaving Eden” arriva come un balsamo per curare i sentimenti negativi accumulati coi brani precedenti e le note un po’ più sostenute ci ritirano su il morale. “The Immaculate Misconception” è un altro piccolo gioiello, infine l’album si chiude con l’eterea “Fighting for a Lost Cause”.

Gli Antimatter sono una voce fuori dal coro e mi piacciono proprio per questo, fanno musica non sempre facile, che a volte richiede un certo impegno per essere accolta, ma che poi sa ripagare gli sforzi con abbondanti emozioni. GB

Altre recensioni: Saviour
; Fear of a Unique Identity

Interviste: 2013

Live reportage: 2007

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