Nuovo
debutto per la raffinata Prikosnovenie che nel suo catalogo comprende
tutti titoli di grande spessore artistico, forse non sempre accessibili
al grande pubblico, ma di sicuro fascino. Questi sei ragazzi francesi
propongono una musica etnica molto contaminata, suonano infatti strumenti
che provengono da culture musicali diverse come quelle dell’area
del mediterraneo e altri provenienti dall’Australia, antichi
flauti egizi e l’elettronica con accenni trip-hop.
L’epicità della traccia che da il titolo all’album
conquista al primo ascolto, con i suoi melange che spaziano da malinconiche
melodie orientali che sanno di deserto, di esaltanti feste al ritmo
di tamburi e accompagnate dal suono ipnotico del didjeridoo, un’inizio
veramente azzeccato. Già più complessa e la seconda
traccia “Magical Time” che introduce più pesantemente
l’elettronica, ma il contributo etnico è assolutamente
prevalente, il cantato è malsano, c’è una forza
primordiale che pervade il brano. “Desert” è un
brano strumentale bello e riflessivo, ma la poesia struggente di “Douma”
è assolutamente da brividi, un po’ canto di dolore e
un po’ nenia notturna. Sperimentali e ricercate sono “Al
Mostafa” e “Zmija”, sempre in bilico fra melodie
ancestrali e nuove tecnologie con un mix delle due sempre molto riuscito
e convincente. “Terra Nova” si sposta di la dall’Atlantico
e introduce ritmiche reggae in questo continuo mescolarsi di sapori
e di culture. Terribile la conclusiva “Redjah” che possiede
atmosfere gotiche di grande forza evocativa, forse il brano più
originale dell’album.
Il cd contiene anche una traccia video dal vivo che mostra il gruppo
che è formato da ragazzi molto giovani, ma che evidentemente
hanno le idee molto chiare. Gran bel debutto questo degli Zmiya, una
formazione che merita tutta l’attenzione di chi nella musica
è sempre in ricerca, dei palati più raffinati che non
si lasciano intimorire da piatti dai sapori esotici e spesso piccanti.
GB
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