Rock Impressions

Zippo - Ode to Maximum ZIPPO - Ode to Maximum
Self produced
Distribuzione italiana: no
Genere: Stoner Hard Rock
Support: CD - 2006

Una bella "Intro" enigmatica e beffarda ci inizia al polveroso sound degli italici Zippo, band a proposito della quale lessi positive note a margine di una breve relazione pubblicata su di un magazine alcuni mesi or sono. Attese che, una volta tanto, vengono puntualmente confermate, in quanto "Ode to maximum" è proprio un bel disco!

"Tsunami dust", primo brano effettivo del cerchietto argentato mette immediatamente a fuoco l'obiettivo che i suoi estensori vogliono cogliere. Sarà per il caldo canicolare che opprime questi giorni trascorsi ad analizzare le canzoni che lo compongono (quasi quasi sapete che faccio? Me ne tengo un pochino da parte per l'inverno, chissà mai che funzioni!), che può avermi condizionato, appunto trasportandomi idealmente in lande desolate e bruciate da questo sole malato, ma la genialoide "S.N.A.P.R.S.T." nulla ha da invidiare a QOTSA e figliastri, essendo allo stesso tempo intrisa di ironia compositiva e di tremenda efficacia esecutiva. Accompagnando furia con un ghigno sardonico, gli Zippo sanno evitare con cura l'eccesso di seriosità che tarma troppi loro colleghi. Con "Forgotten season" si torna a battere sentieri più classici, i due chitarristi (Lord Inglese e Sergente, bei nomi! Ma non da meno fanno gli altri: Stonino al basso e Wampraccio alla batteria, l'unico normale è il cantante Dave, ma costui non scherza quando trattasi di usare la sua voce vetriolitica) si danno un gran da fare, ben sorretti dalla sezione ritmica: un impasto eccellente che mette in mostra i muscoli ma pure una non indifferente attitudine creativa. Bene bene... "Night jam" musica notti solinghe trascorse davanti ad uno stentato fuoco, nel silenzio che opprime la vastità incommensurabile della distesa di sabbia e rocce. Un brano dal forte impatto ambient e... notturno, ove i nostri paiono voler viaggiare, e farci viaggiare, sospesi a mezz'aria, sotto di noi il deserto coi suoi spazi immensi, sopra di noi il cielo striato di mille sfumature di blu. Ci ridesta l'hardeggiante "Kid in the desert", un bel moloch di inscalfibile potenza, ove Dave può distendere la sua voce a proprio gusto, tra brevi rallentamenti e repentine accelerazioni. Ma non è finita qui, perchè alla fine mancano ancora delizie da gustare. Come le lunghe "Crazy forest", otto minutieseisecondi di ciondolante follia psichedelica, la pachidermica "The elephant march" (che di durata fa sette primi ed undici), già presente sul CD2 di "Desert.Sound", la bella collection curata da Perkele.it, o come "Tukai's fury", dal testo rabbiosissimo.

Ecco una band che dimostra, per l'ennesima volta, quanto il sottosuolo italiano sia ricco di humus del quale insiemi coraggiosi e dotati possono giuovarsi, peccato che pochi se ne accorgano! Ah!, l'esterofilia, malattia perniciosissima! Facciamoli uscire dalle cantine, che diamine! O vogliamo continuar a celebrare l'ennesimo foresto, magari ben scarso, solo perchè proviene d'Oltralpe? Bravi Zippo, continuate così! Noi di Rock Impressions siamo dalla vostra parte! AM

Altre recensioni: The Road to Knowledge

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