Nati nel 2014 a Treviso, pubblicano questo secondo album mettendo
a frutto l’esperienza acquisita. Col precedente “Fantasmi
Ubriachi” avevano raccolto diversi consensi, proponendo un sound
tirato e cattivo vicino a quanto proposto da gruppi come gli Afterhours,
un rock alternativo dal forte impatto che si definisce in questo secondo
lavoro.
Dieci brani al vetriolo cantati in italiano, che trasudano rabbia,
disillusione e delusione, trattando spesso il tema delle relazioni,
con un uso del linguaggio che in alcuni momenti tocca dei livelli
di bassezza che sono un’offesa per la nostra bella lingua, il
ricorso alla volgarità presente in brani come “Berlino”
e “Vile” è fuori luogo, non credo che usare il
“linguaggio dei giovani” come fosse un grido liberatorio
farà guadagnare punti. Per quanto riguarda la musica abbiamo
dei buoni groove con il basso in buona evidenza e un drumming coinvolgente.
La registrazione non è molto pulita, potrebbe essere una scelta,
ma credo vada ricercata una maggiore definizione, giova all’ascolto.
Carica ed energia non mancano agli Zagreb, che possono conquistarsi
diverse simpatie, il loro futuro è ancora tutto da scrivere.
GB
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