Il disco che andiamo a recensire inizia con trenta secondi di silenzio,
poi, da molto lontano, arriva una batteria lenta e onirica a cui si
aggiungono gradualmente basso e chitarra. Il crescendo prende forza
e vigore verso i quattro minuti del brano, quando la chitarra diventa
acida, per lasciare il posto ad un cantato ultraterreno e sofferto
come non mai. Il brano si sviluppa come un lento rosario per oltre
diciotto minuti di crescendo e rallentamenti all'insegna di un doom
ispirato e tormentato che ricorda il migliore Paul Chain, anche se
il pezzo è molto vicino anche alla canzone omonima dei Black
Sabbath.
"Ether" dura "solo" sette minuti e, a differenza
del primo brano, è selvaggia e feroce, una vera aggressione
sonora che non lascia feriti sul campo, splendido l'assolo molto passionale
di chitarra. "Catharsis" è il terzo e ultimo brano
dell'album, oltre ventitre minuti di space doom acido e lisergico:
Hawkwind meets Black Sabbath! Un lungo calvario musicale che richiede
molta predisposizione per essere apprezzato, non è certo musica
per tutti, ma è un ottimo esempio di stoner rock.
Il doom continua a mietere vittime pur restando un fenomeno strettamente
da culto, ma mi fa molto piacere vedere che gli artisti che emergono
hanno quasi sempre molto da dire e da dare. Doom rules again! GB
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