Pur
trattandosi di un debutto questo dei milanesi VIII Strada, mette alla
luce tutta l’esperienza e le capacità tecniche dei singoli
componenti. Infatti la band è da anni nel mondo musicale, molte
date dal vivo, soprattutto come cover band, portano amalgama fra i
strumentisti. L’innesto dell’ospite tastierista Larsen
Premoli (Looking For A Name – Fire Trails) porta una ventata
di energia positiva e finalmente nel 2008 gli VIII Strada danno alla
luce questo debutto di brani propri dal titolo “La Leggenda
Della Grande Porta”. Tito Vizzuso canta in italiano ed è
eccellente interprete dei brani, mentre le chitarre di Davide Biscardi
descrivono notevoli scale musicali in assolo possenti e tecnici. Ancora
tastiere con Silvano Negrinelli, mentre la sezione ritmica, più
che precisa, è composta da Davide Maltagliati al basso e da
Riccardo Preda alla batteria.
Le canzoni come il genere richiede, sono di medio-lunga durata e godono
di un interessantissimo equilibrio fra il Prog degli anni ’70
ed il Metal Prog. Perfetto esempio è il brano “Ulysses”,
davvero carico di emozioni e specchio di una band che si distingue
nettamente dalla massa di cloni che, negli anni, non hanno fatto altro
che scimmiottare i Genesis , i King Crimson e compagnia bella. Lo
stesso brano d’apertura, ossia la title track “La Leggenda
Della Grande Porta”, mette subito in evidenza l’importanza
del songwriting. La band mostra la conoscenza del nostrano Progressive
Rock e con intelligenza lo unisce con quanto insegnato dai Dream Theater
negli anni ’90, per un risultato assolutamente piacevole e di
buona personalità. La tecnica non soffoca la musica, si cerca
di dare sempre più importanza alle armonie piuttosto che alle
scale impossibili, un equilibrio preciso che sicuramente mette tutti
d’accordo, sia gli amanti del Metal che del Prog più
canonico.
La strumentale “Sinergy” è un altro pezzo da ascoltare
a tutto volume, velatamente malinconico e sentimentale, con cambi
umorali repentini ed inattesi. Qui la band si sbizzarrisce in fughe
sonore, scappando e raggiungendosi in continuazione, lasciando in
chi ascolta la sensazione di stupore e di appagamento. Un muro sonoro
dall’impatto inaspettatamente morbido. “Laguna Di Giada”
ritorna a raccontare episodi stile PFM, con una chitarra che spezza
la quiete delle melodie vocali di Tito. Breve chitarra acustica in
“Amenecer” e gran finale con i sette minuti e mezzo di
“Terre Dei Falò”. Questo in poche parole è
“La Leggenda Della Grande Porta”, un disco fresco e maturo
allo stesso tempo, consigliato ovviamente a chi ha il palato sopraffino
in ambito Metal Prog e non solo.
Qui signori miei c’è dentro Musica con la “M”
maiuscola e se stiamo parlando di un debutto, spero di non dover attendere
molto per ascoltare il seguito. Tanto di cappello! MS
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