Quando
ho ricevuto questo cd ho pensato subito che era un’idea carina,
gruppi prog che propongono delle covers di alcuni classici, ho immaginato
una gustosa selezione con brani intriganti. Del resto molte produzioni
targate Musea con artisti vari si sono dimostrate molto valide, come
la serie dei dischi coprodotti con la Colossus, invece le cose non
stavano proprio così.
Diciamo subito che su dodici brani solo uno è stato realizzato
per questo cd, gli altri undici sono stati estrapolati da altrettante
uscite ufficiali dei gruppi coinvolti, quindi si tratta di una mera
operazione commerciale e dalla Musea non me l’aspettavo proprio.
Per quanto riguarda i gruppi non c’è niente da ridire,
si va dai London Underground ai Gerard, dagli Halloween ai Quidam,
mente i brani lasciano qualche ulteriore perplessità, vicino
a classici del prog di King Crimson, Van Der Graaf Generator ed ELP,
troviamo anche Led Zeppelin, Deep Purple e Doors, ma in fondo forse
questo è un aspetto lodevole, non ci sono confini nel rock
ed è giusto che non ci siano e a capirlo per primi sono gli
artisti, anche se la versione di “Child in Time” dei Quidam
non mi convince per niente, il brano perde quasi tutta la sua epica
drammaticità, ma progressive vuol dire anche smontare e ricomporre,
giocare con la musica e mostrare come un brano possa essere “diverso”,
senza perdere troppo delle sue caratteristiche e in generale tutte
le proposte sono interessanti come la lunga versione di “Kashmir”
proposta dai Now, mentre una sorpresa è stata trovare incluso
il brano di Manfred Mann, “Travelling Lady” proposta ottimamente
dai London Underground. L’unico brano inedito è proposto
da quell’istrione di Thierry Crusem ed è “Exiles”
del Re Cremisi, che viene rifatta con passione.
È vero, Progressive Rock Covers è un disco commerciale,
ma è comunque un’operazione che ha un certo valore, almeno
per chi non ha gli originali, per questo penso che non sia un peccato
portarselo a casa, prima però credo ci siano molti altri dischi
da considerare. GB
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