Rock Impressions

Bolan Bowie - A Tribute to the Madmen BOLAN BOWIE - A Tribute to the Madmen
Black Widow Records
Genere: Rock / vari
Support: box 3CD - 2017


La storica label genovese ha prodotto questo mastodontico tributo a Marc Bolan e David Bowie. Un lussuoso box contenente 3 cd con 49 brani interpretati da 25 gruppi. Inoltre ci sono un poster realizzato da Luca Malagò, un booklet con le informazioni relative ad ogni artista che ha partecipato, due cartoni artistici e un badge. Le illustrazioni sono state curate da Rosi Marsala e devo dire che mi sono davvero piaciute, mentre la copertina è stata realizzata da Maru Malatesta.

La prima cosa che mi viene in mente è che realizzare un box di questa portata sia stato un atto di coraggio notevole, solo la passione vera può aver spinto lo staff della Blackwidow a cimentarsi con opera così impegnativa. Raccogliere le collaborazioni di tutti questi musicisti non è uno scherzo, se poi si guardano ai dati di vendita dei dischi, bisogna proprio essere animati da vero amore.

Di amore sicuramente ne meritano tanto Bolan e Bowie, due amici che hanno avuto un impatto enorme su molte generazioni e non solo a livello musicale. Non deve essere stato facile scegliere il modo per tributargli l’affetto meritato. Parlo di come ogni artista ha scelto di interpretare i brani. La scelta per lo più è stata quella di personalizzarli ciascuno col proprio stile, mantenendo lo spirito originale di ogni singolo pezzo. Ovviamente non posso citare tutti i titoli, ci sono canzoni molto famose e altre poco note, il rischio è di preferire quelle che sono entrate maggiormente nel nostro immaginario, “Heroes”, “Life on Mars”, “Ashes to Ashes”, “Rebel Rebel”, “Space Oddity” per quanto riguarda il Duca Bianco, “20th Century Boy”, “Cosmic Dancer”, “Telegram Sam” per il cigno del glam, come si fa a giudicare dei pezzi che come li senti ti vengono i brividi lungo la schiena?

Non tutte le interpretazioni mi sono piaciute allo stesso modo. Da un certo verso devo dire che mi sono piaciute di più quelle dei cantanti maschi, non è un discorso sessista, ci mancherebbe, ma le ho sentite mediamente più vicine allo spirito originale dei brani, probabilmente la timbrica ha avuto la sua importanza. Fra le signore ho apprezzato le versioni di Sophya Baccini con gli Aradia, meno con i Presence, di cui mi è piaciuta più la parte musicale. Non ho gradito la resa in chiave jazz dei brani proposti da Silvia Cesana, che è bravissima come cantante, ma “Heroes” tutta morbida e raffinata non mi piace proprio, non si può addomesticare un grido di dolore generazionale.

Si parte con un rock sostenuto a cura di Paul Roland per “Meadows of the Sea” di Bolan, un avvio energico che mette subito dell’umore giusto. Buone le versioni di Bari Watts, fra le più vicine alle originali. Le versioni dark wave dei The Dance Society mostrano quanto questi due miti abbiano influenzato tutta la scena, il cantato però non mi ha convinto. Cariche di devozione le versioni di Victor Peirano e Franck Carducci. Mi sono piaciute molto anche quelle dei Death SS, che tra l’altro hanno proposto “Cat People”, ottima scelta. Suggestive le versioni psichedeliche a cura degli O.A.K., molto belle le versioni cariche di trasporto dei Witchwood. Originalissima la lettura art rock di “Let’s Dance” degli Elohim, sicuramente da ascoltare. Così come lo sono quelle dei Northwinds, che nell’applicare il loro stile dark prog, hanno saputo rispettare gli originali. Divertenti le versioni in stile goth punk alla Lords dei Mugshots. Suggestive anche quelle in chiave prog nordico dei Landskap, mentre molto rispettosi sono i Rama Amoeba. Chiudono questo monumentale tributo i Blue Dawn, con toni notturni e oscuri, come di un sipario che cala sul palco.

Potreste decidere di fare vostra quest’opera per l’affetto verso gli artisti tributati oppure per l’importanza degli interpreti presenti, in ogni caso si tratta di una bellissima e preziosa testimonianza. GB




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