Arrivano 
            da Roma con questo debutto gli Utopia, un classico quintetto dedito 
            ad un prog metal ricco di influenze, la band è composta da 
            Riccardo Fenaroli alla voce, Lorenzo Venza alla chitarra, Lorenzo 
            Antonelli alle tastiere, Enrico Sandri al basso e Valerio Lucantoni 
            alla batteria, mentre come ospite troviamo Marco Sfogli nel brano 
            “Walk Alone”, che abbiamo già incontrato al fianco 
            di James Labrie, a sottolineare in un certo senso i gusti di questa 
            band. 
            Siamo nell’ambito del prog ricco di virtuosismi e continui cambi 
            di tempo, fraseggi spettacolari e al limite delle umane possibilità 
            che prendono spunto da quanto proposto dai vari side projects usciti 
            in questi anni, come i Liquid Tension Experiment o l’Explorer 
            Club, con una forte componente fusion. Ne esce un sound corposo e 
            ridondante, a volte anche troppo ricco, in certi passaggi si perde 
            l’immediatezza melodica del pezzo, ma nel complesso il disco 
            colpisce per l’abilità tecnica di questi musicisti e 
            per la fantasia dimostrata in sede compositiva. 
             
            Si parte subito in quarta con la title track, fatta apposta per mostrare 
            tutte le potenzialità della band. Più abbordabile la 
            seguente “Criminal Underworld”, dove il gruppo è 
            più rilassato e convince di più, ma la dose tecnica 
            è sempre molto elevata. Il metal degli Utopia ha un sapore 
            futurista che colpisce, gli arrangiamenti sono ricchi, corposi, come 
            in “Escape”. Ma gli Utopia dimostrano si saper anche rallentare, 
            ecco allora la morbida “Blue”, molto jazzata, una ballad 
            piacevole. Ma subito dopo le atmosfere ritornano roventi con l’incalzante 
            “Walk Alone”. Carina l’idea di presentare i titoli 
            dei brani in una specie di racconto nel retro del cd, dando così 
            l’idea di un concept che li lega, anche se dal promo questo 
            filo conduttore non è chiuaro, però musicalmente si 
            può tranquillamente affermare che c’è una unità 
            compositiva di fondo. Mi piace “City Lights” che non sembra 
            una corsa contro il tempo, sensazione avvertita in alcuni brani precedenti. 
            Molto discutibile la scelta della cover, “Bad” di Michael 
            Jackson, dà l’impressione di voler stupire ad ogni costo. 
            Siamo solo a metà disco, ma le intenzioni ormai sono chiare, 
            il disco raggiunge i settanta minuti e secondo il mio parere è 
            anche troppo lungo, c’è materiale abbastanza per due 
            dischi e non so se sia stata una scelta oculata mettere tutto in un 
            titolo solo, ma c’è da sperare che questa scelta sia 
            stata dettata dalla forte creatività, comunque solo il futuro 
            ci dirà se sia stata una buona scelta. 
             
            Comunque sia questo Ice and Knives è un debutto di cui andare 
            fieri e gli Utopia hanno svolto un ottimo lavoro, ci sono degli angoli 
            da smussare, ma c’è anche un futuro che si preannuncia 
            promettente, magari con qualche esibizione tecnica in meno e una vena 
            compositiva più matura e ricercata, tutti obiettivi molto a 
            portata di mano. GB 
             
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