Malgrado la band americana di Louiseville sia in attività dal
1981, la discografia non è molto ricca, a dimostrazione di
una ponderata scelta sonora. Infatti gli Ut Gret si lasciano trasportare
dall'improvvisazione e dalle sonorità di molteplici strumenti
e sono attenti a quello che può svilupparsi nel futuro. Sono
sempre proiettati in avanti, sia nella scelta dei live, sempre differenti
fra di loro, che nella composizione sonora., da qui la necessità
di avere molti strumenti nella line up. "Time Of The Grets"
è la testimonianza della loro scelta musicale, a cavallo fra
Jazz improvvisato, Folk, e band come Magma, Henry Cow e Soft Machine
su tutte. Come lascia intendere la dicitura di Ludwig Wittgenstein
nel retro del cd, la musica proposta è chiaramente senza tempo,
una situazione mutevole proiettata nel futuro. Tutto questo lascia
presagire un viaggio virtuale di notevole enfasi emotiva, così
la numerosa famiglia Ut Gret ci accompagna in questo percorso. Joee
Conroy, Greg Goodman, David Stilley, Henry Kaiser, Gregory Acker,
Eugene Chadbourne, Davey Williams, Misha Feigin e Murray Reams sono
gli strumentisti.
I dieci minuti che aprono il cd dal titolo "Friend Of The Cow"
(titolo tratto da un antico proverbio arabo che sta a significare
"un amico è colui che ti riscalda"), mettono subito
le carte in tavola. Chitarra acustica, flauto, violino, sax, tastiere,
basso.... tanti strumenti che interagiscono in questa arte dell'insieme,
dove anche le culture differenti si possono intersecare. Fughe impetuose
che si rincorrono e si fermano per poi ripartire a loro volta, un
saggio di intesa e preparazione da parte della band. Ottimo il brano
jazz con chitarra acustica "Braxton & The Bird", impossibile
restare fermi con i piedi all'ascolto, ritmo e tecnica progrediscono
di pari passo.
Ho parlato molto di futuro in questa recensione e come lo intendono
gli Ut Gret è semplice, prerogativa è sempre mettere
qualcosa di nuovo, creare sempre un nuovo linguaggio. Ascoltare "Silly
Hat Frontier" è come ascoltare un nuovo linguaggio! Una
mini suite di quindici minuti dove gli strumenti parlano e non suonano,
solo in alcuni frangenti comunicano con apparente armonia, una grammatica
sonora dai vocaboli diversi. Aiutati da una ampia collezione di strumenti,
gli artisti si lasciano andare in improvvisazioni comunque rette da
un filo logico, quello della ricerca ed intesa. In parole povere totale
libertà di espressione.
"Magma Futura" è più orchestrata e già
dal titolo è chiaro che si rifà alla band geniale dei
Magma, anche se il canto di Misha Feigin qui è in russo anzi
che in un linguaggio inventato come fa il maestro francese Christian
Vander. Bello lo strumentale interno, nel quale lo spazio è
sottolineato dagli effetti eco degli strumenti. A tratti vengono alla
mente certe ricerche Pinkfloydiane dalle radici lontane.
"Time & Revolution" alza il tiro, in quasi 20 minuti
riesce a raccontare tutto quanto spiegato sino ad ora. Un contenitore
sonoro variegato e colmo di cultura, sia etnica che musicale. Chiude
un breve brano fantasma con flauto e strumentazioni folcloristiche.
Non è semplice entrare nel mondo degli Ut Gret se non si è
minimamente preparati a lasciarsi trasportare, ma quando questo accade,
non ne sarà altrettanto facile uscirne. Intanto loro guardano
avanti perché il punto focale della band è sempre quello:
Che si può fare dopo? MS
Altre recensioni: Recent Fossils; Radical
Symmetry
|