Hard 
            rock viscerale e moderno per questo side project dei Balance of Power. 
            Spicca una sezione ritmica granitica e un cantato non convenzionale, 
            ma a volte si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad un Bon Jovi 
            con più palle e un po' meno moine da rock star. 
             
            Sembra quasi di trovarsi tra le mani il parto di un improbabile incrocio 
            fra l'AOR più grintoso e lo Stoner più settantiano. 
            Melodia e potenza in un connubio non particolarmente innovativo, ma 
            che può farsi apprezzare da una vasta platea. 
             
            Ho dato un voto basso nonostante il disco mi sia piaciuto perché 
            c'è qualcosa che non mi convince, sono stato pervaso da una 
            spiacevole ed indefinita insoddisfazione: non riesco a capire le vere 
            intenzioni del gruppo. La musica è sì vigorosa con un 
            basso eccezionale che pompa alla grande ad opera di Tony Ritchie e 
            con la chitarra di Pete Southern che graffia che è un piacere, 
            ma la ricerca di un risultato melodico a tutti i costi smorza i miei 
            entusiasmi. 
             
            Il disco non è abbastanza spensierato da trasportarmi in un 
            paradiso parallelo, ma non è tanto meno abbastanza evocativo 
            per potermi coinvolgere e dare sfogo agli istinti più primitivi. 
            Dategli un attento ascolto prima di comprarlo. GB 
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