Rock Impressions

Unreal City - Il Paese del Tramonto UNREAL CITY - Il Paese del Tramonto
AMS Records
Distribuzione italiana: BTF
Genere: Prog
Support: CD
- 2015


Questa giovane band parmense è nata nel 2008 e tra le mani abbiamo il loro secondo full lenght. Il gruppo si è formato su impulso del cantante e tastierista Emanuele Tarasconi e della chitarrista Francesca Zanetta, dopo diversi cambi la sezione ritmica sembra essersi stabilizzata con Dario Pessina al basso e Federico Bedostri alla batteria. Il precedente album ha ottenuto ottimi consensi dalla critica e dagli appassionati, il che ha permesso alla band di esibirsi su importanti palchi sia nazionali che stranieri, tra l’altro hanno collaborato anche con Fabio Zuffanti, un nome molto conosciuto tra i cultori del prog.

Il disco si apre con “Overture: Obscure Fio”, un brano strumentale, l’unico, in pieno prog styl. Le caratteristiche della band, che è dedita ad un prog a tinte gotiche, sono rispettate e le aperture sinfoniche si contaminano di pennellate fosche e maledettamente romantiche, in questo senso mi ricordano la drammaticità dei VDGG, una delle band più oscure del prog di sempre. Molto convincente l’amalgama dei quattro musicisti. “Oniromanzia” è più lento e riflessivo, l’attenzione va alla voce di Emanuele e al testo, la voce è molto particolare e selettiva, può non piacere, ma io la trovo personale e intrigante, il testo è complesso e gioca a mescolare elementi religiosi e profani, come in un puzzle non sempre leggibile, anche questo contribuisce a dare spessore alla proposta. Le parti strumentali sono molto oniriche, il dominio è delle tastiere e bisogna riconoscere a Tarasconi di avere delle ottime intuizioni, la chitarra di Francesca sembra soffrire un po’ del dominio del leader (che è anche compositore di musiche e testi), in realtà è un elemento essenziale del sound della band. Ottimo il crescendo finale. A proposito di oscurità, se vi fossero dubbi basta ascoltare i suoni di apertura di “Caligari”, che sembrano uscire da un paesaggio nebbioso, in cui aleggia lo spettro dei Goblin. Anche in questo caso mi piace sia il testo che il cantato, che trovo originale. Un intermezzo jazzato dà una prova ulteriore della preparazione dei nostri. Altro ottimo brano è “La Meccanica dell’Ombra”, pieno di cambi d’atmosfera e con un sempre ottimo senso drammatico. Con una buona continuità di stile si arriva a “Il Nome di Lei” e per la prima volta si apprezza pienamente il contributo chitarristico di Francesca, vagamente pinkfloydiana. “Lo Schermo di Pietra” ha una bella struttura, inizialmente molto ruvida e forte, quasi alla Deep Purple, poi si trasforma in un prog più classico e più prevedibile, avrei preferito se avessero continuato con una evoluzione del piglio iniziale, anche se il brano è complesso e offre ancora molti spunti, fortunatamente si riprende il vigore verso la metà. Chiude la suite “Ex Tenebrae Lux”, che per la sua complessità trovo riduttivo descriverla in poche righe, è una piece tutta da assaporare, dove la band mette in gioco efficacemente la propria abilità.

Gli Unreal City, nonostante la giovane età, si stanno dimostrando capaci di suscitare emozioni forti con un prog di ottima fattura, che col tempo può solo migliorare. GB

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