Questo è il classico disco che divide in due il pubblico fra 
            chi ama e chi li detesta, il motivo è semplice, il duo degli 
            Unifaun, che è al debutto discografico (non si tratta dell’omonima 
            tribute band romana dei Genesis), è pesantemente influenzato 
            dai Genesis, anzi di più, vorrebbero continuare la dove i Genesis 
            di Peter Gabriel hanno interrotto il loro viaggio verso la fine degli 
            anni ’70. Quella del gruppo di Banks, Hackett e soci è 
            un’eredità estremamente pesante e dagli anni ’80 
            ad oggi non si contano i gruppi che a qualche titolo si sono ispirati 
            al rock visionario e teatrale del famoso combo inglese. 
             
            Questo primo album omonimo ce li presenta con una raccolta di dodici 
            traccie per oltre settantacinque minuti di follie progressive. Una 
            buona raccolta che toccherà più di una volta il cuore 
            degli appassionati del genere. Ma allora perché odiare o amare 
            questa musica? Da un lato c’è chi malsopporta gli artisti 
            incapaci di evolversi, che restano ancorati a dei modelli, anche se 
            buoni, e che restano solo degli emulatori incapaci di creare qualcosa 
            di interessante e personale, del resto molti gruppi si sono sciolti 
            proprio perché non riuscivano più a progredire e non 
            volevano ripetersi alla nausea. Dall’altro lato c’è 
            chi si è innamorato di certe sonorità e le ama a tal 
            punto che non riesce ad immaginare possa esistere una musica migliore, 
            così gli possono condire e riscaldare sempre la stessa minestra, 
            che troveranno sempre delle ragioni per amarla e venerarla. A me non 
            piacciono entrambe queste posizioni, da una parte perché credo 
            che anche dietro al tentativo di ricreare un certo sound ci possa 
            essere una passione sincera, forse più artigianale che artistica, 
            ma in fondo che male c’è a coltivare le proprie passioni? 
            Purché ovviamente non si cada nel plagio più becero. 
            Dall’altra parte perché un vero amante della musica non 
            si ferma mai ed è sempre aperto a nuove sonorità e nuovi 
            stimoli. Allora come affrontare questo album degli Unifaun, ovviamente 
            si tratta di un album da ascoltare con le dovute precauzioni, ma che 
            trasuda anche di passione per uno dei momenti più creativi 
            della scena prog inglese, l’amore per i Genesis è così 
            forte che a volte si ha l’impressione di ascoltare un album 
            “segreto” o una raccolta di inediti. La voce in falsetto 
            di Nad Sylvan sembra un incrocio fra quella di Gabriel e quella di 
            Collins, per il resto sia Nad che l’amico Bonamici sono polistrumentisti 
            e si sono dati un bel daffare per avere un sound all’altezza 
            della musica che suonano. 
             
            In definitiva questo Unifaun è un disco fatto da fans dei Genesis 
            e dedicato principalmente a fans dei Genesis, ma è fatto col 
            cuore e tanta passione, credo che almeno questo vada riconosciuto 
            a questi due curiosi musicisti. Però mi piacerebbe che nel 
            prossimo disco cercassero di essere un po’ più originali. 
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