Rock Impressions

Underground Railroad - Moving the Mountain UNDERGROUND RAILROAD - Moving the Mountain
Alka Record
Distribuzione italiana: Alka Record
Genere: Heavy Blues Psichedelico
Support: CD - 2010

Il revival sotterraneo degli anni ’70 continua malgrado il disinteresse generale dei media, non stiamo parlando di nostalgie mai sopite, di vecchi dinosauri che ritornano facendo finta che gli anni non siano passati, non stiamo parlando di un gruppetto di persone con la pancetta e i capelli grigi, che non si vogliono rassegnare alla forza del tempo che passa… stiamo parlando di molti, moltissimi giovani musicisti che riscoprono le calde sonorità dell’epoca d’oro del rock, gli anni ’70 appunto e questa band emiliana formata nel 2003, un classicissimo power trio, si dedica appunto con passione alla riscoperta dell’heavy blues psichedelico.

Moving the Mountain è il secondo disco di questa formazione, ma non conosco il loro primo lavoro datato 2006. Il disco parte subito con con un riff massiccio, orgoglioso, un sound superbo, che suona maledettamente convincente e dimostra che questi musicisti hanno una profonda cultura musicale alle spalle, ci sono tante influenze, se volete sono tutti i soliti nomi da Hendrix in poi, ma questo conta poco, quello che è importante è che gli Underground Railroad sappiano convincerci di non essere solo degli emuli o degli scopiazzatori e in questo primo brano qualsiasi dubbio è fugato, tra l’altro il singer e chitarrista Enrico Cipollini ha anche una bella voce, livemente roca e molto romantica, che si adatta molto bene alla musica proposta. “Same Old Place” è giocata su un ritmo tribale, con un blues molto psichedelico e ancora molto riuscito. “Riverside” è una ballad aperta da un arpeggio acustico, che pian piano diventa elettrico con un buon crescendo finale pieno di energia. “Hard to Let Go” è una seconda ballad, un lento non particolarmente originale, ma piacevole. Si prosegue con l’hard rock agitato di “Chain Gang”, ma mi piace molto di più l’incedere lento e solenne della seguente”Enlightenment”. Siamo solo a metà del disco che già sento il desiderio di riascoltare i primi brani, ma ecco arrivare la chitarristica”Drown” con tanto di wah wah, bella. Non meno intensa è la spirituale “Part Time President”. Ottimo il blues lento di “Rainstorm”, così come prende l’energia della intrigante “A New Machine”, la band riesce a convincere sia coi brani più riflessivi, che con quelli più viscerali. Con “Satisfied” la band cerca di proporre un songwriting più complesso e maturo, meno di pancia e più di testa, uscendone con un risultato apprezzabile. L’album si chiude con uno dei brani più belli dell’intero cd, “Dirty Woman” è un concentrato di energia, con i suoi riff stoppati, che mettono in corpo una voglia di muoversi a cui è impossibile resistere.

Questa è musica fatta col cuore ed è molto bello che ci sia ancora gente che si impegna come questi ragazzi, ce ne fossero come loro, certo non è musica innovativa, non c’è sperimentazione, è musica vintage, che guarda indietro, ma almeno è musica. GB

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