Chiarisco 
            subito che io sono un annoso amante di band quali Anathema, Katatonia, 
            Opeth, Porcupine Tree, Blackfield, per cui il genere lo apprezzo in 
            maniera forse anche poco obbiettiva. Non vi nascondo neppure che non 
            sono mai stato un grande sostenitore di questo trio che a mio modo 
            di vedere ha avuto una discografia discontinua, a differenza delle 
            band sopraccitate. Ho apprezzato molto l’evoluzione stilistica 
            dei norvegesi, questo si, il loro coraggio e lo stile con cui lo hanno 
            fatto, tuttavia alcuni dischi di transizione ci sono stati. 
             
            Come gli Anathema, gli Ulver diventano sempre più minimali 
            ed intimistici, tanto da farmi chiedere perché ancora si portano 
            dietro l’epiteto di band Metal (una volta addirittura Black 
            Metal). Kristoffer Rygg ama sempre spiazzare il proprio ascoltatore 
            e secondo me con questo “War Of The Roses” ci riesce nuovamente, 
            ancora un passo evolutivo rispetto “Shadow Of The Sun”. 
             
            Le sonorità oscure ed antiche che abbiamo ascoltato nel 2007 
            lasciano spazio a del personale Post Rock moderno ed alla Psichedelia 
            che gioca un ruolo importante. Ho notato anche un fatto interessante, 
            la produzione del disco è di John Fryer, gia con Depeche Mode 
            e Cocteau Twins, questo qualcosa vorrà pur dire! Tanta malinconia 
            fra le note, ma anche del Pop Rock, come nell’iniziale “Febraury 
            MMX”. “War Of The Roses” riesce a far scaturire 
            molteplici stati d’animo, persino a commuoverci come nella conclusiva 
            “Stone Angels”. 
            Gli Ulver non sono mai stati banali, in quanto profondi e questo sguardo 
            verso la Psichedelia lascia gia intendere il futuro percorso evolutivo 
            della band. Ma vuoi vedere che i “lupi” ci fregheranno 
            un'altra volta? Ben venga, certo è che questa musica è 
            da ascoltare seduti e comodi, in quanto la mente viene offuscata e 
            rapita, per cui c’è il rischio di cadere. 
             
            Rispetto altri, questo lo ritengo un disco transitivo, ma forse mi 
            sbaglio perché gli Ulver, da veri artisti, suonano solo quello 
            che amano e sentono al momento, fregandosene di tutto e di tutti. 
            Chi non ce lo dice che prima o poi tornino al Black Metal iniziale? 
            Consigliato a chi ama lasciarsi strappare l’anima! MS 
             
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