| Dal Belgio arriva il progetto one man di Hamlet in arte Transport 
            Aerian, un artista giovane di cui so quasi nulla, il nostro ha composto, 
            cantato, suonato tutte le parti, arrangiato e prodotto il disco.
 
 Già la copertina del disco è piuttosto inquietante, 
            Hamlet è ritratto in un’immagine fortemente sfocata, 
            dove il viso è irriconoscibile, così il primo brano 
            “Mortals” propone un’ambientazione claustrofobica, 
            con sonorità molto oscure e un cantato allarmante, carico di 
            rabbia. I suoni sono metallici e fortemente psichedelici, per certi 
            versi il brano mi ricorda le sperimentazioni più dure in campo 
            dark wave, con parti molto dure che si alternano ad altre come sospese. 
            La lunga “Inspire” è costruita su un tempo rallentato 
            non convenzionale, ci sono anche silenzi e un pianoforte che si insinua 
            malevolo, poi verso metà entra la batteria e un giro vicino 
            allo shoegaze, l’ambientazione è sempre molto cupa e 
            disperata, fino ad arrivare ad un finale con suoni dissonanti. “Score” 
            è il primo brano ad avvicinarsi di più al concetto di 
            canzone, anche se è sempre molto dark, posseduto da una malinconia 
            disperata che lascia pochi dubbi. Sulla stessa scia disturbante prosegue 
            “Fog Vision”, sembra proprio che il nostro voglia sperimentare 
            suoni alienati e alienanti. Visioni malsane e incubi si susseguono 
            anche in un brano dal titolo come “Love”, non c’è 
            pace nell’universo di questo artista inquieto, proprio l’assolo 
            di questo brano chiarisce bene il concetto. “Edge” addirittura 
            sembra una porta sull’inferno e la parte dell’assolo è 
            quanto di più drammatico si possa ascoltare. Anche i pochi 
            brani restanti sono tutti pervasi di queste sensazioni fortemente 
            drammatiche.
 
 La produzione low budget del disco si sente e a volte si vorrebbe 
            sentire all’opera una vera band, in particolare almeno una batteria 
            reale, però sicuramente Hamlet è stato bravo nel fare 
            tutto da solo. Da un punto di vista compositivo non è certo 
            musica rilassante, essere tanto sperimentali non sempre paga soprattutto 
            oggi, ma l’intento è interessante, servono un po’ 
            più di mezzi e il risultato potrebbe anche arrivare, magari 
            dal prossimo lavoro. GB
 
 |