| .Ci sono realtà odierne che malgrado siano al proprio esordio, 
            si gettano anima e corpo nel contesto degli anni '70. Non è 
            un segreto e neppure una scoperta constatare che sempre più 
            artisti oggi vanno ad attingere alla fonte del Rock, il periodo che 
            va dal 1965 al 1975. In effetti per Psichedelìa, Prog ed Hard 
            Rock, questo è il migliore punto di riferimento.
 I Tiresia Raptus malgrado siano al debutto discografico come band, 
            sono composti da elementi gia noti al mondo musicale Doom italiano, 
            provenienti da complessi quali The Foresha Dowing, Der Noir, Black 
            Land e Doomraiser. La formazione è composta da Carlo Gagliardi 
            (basso), Nicola Rossi (voce, Synth e percussioni), Willer Donadoni 
            (chitarra), Luciano Lamanna (tastiere), Jonah Padella (batteria) e 
            Marta Neri (voci). Ma non solo si attinge allo stile compositivo del 
            suddetto periodo d'oro, persino la registrazione sonora tende a catapultare 
            l'ascoltatore verso quelle sonorità che furono, lasciando la 
            mente staccarsi dall'attuale realtà.
 I Tiresia Raptus quindi non si limitano a proporre un prodotto del 
            genere, bensì ci aggiungono anche sperimentazione per rendere 
            il tutto ancora più personale, insomma tanti elementi per poter 
            ascoltare un lavoro ricco d'interesse.
 "Tiresia Raptus" è suddiviso in sette tracce per 
            una durata di trentuno minuti d'oscurità. L'artwork che accompagna 
            il supporto audio è ben curato e contiene anche i testi dei 
            brani. La foto della cover si adatta a quanto si ascolta, ossia si 
            intraprende una strada o sentiero che porta all'interno di una boscaglia 
            anonima ed oscura e noi imbocchiamo questo viaggio per accaparrarci 
            l'adrenalina.
 E' la natura che canta nell'introduttiva "Whales" e lo fa 
            in modo inquietante per lasciare spazio a "Memoria Dal Sottosuolo", 
            un movimento lento e cadenzato dove il basso ricopre un ruolo primario. 
            Inquietanti lamenti femminili su una ritmica insistente, destabilizzano 
            l'ascoltatore e l'ingresso delle chitarre ritmiche accompagnano fino 
            alla fine del brano, in un fare altamente psichedelico.
 Distorsione ed echi nell'oscura "Dal Limbo", mentre la voce 
            di Nicola in maniera catartica prosegue l'operazione chirurgica dello 
            squartamento interno della nostra sensibilità. Siamo oramai 
            nel bosco della copertina e tutto quello che ascoltiamo attorno a 
            noi....preoccupa.
 Tiresia Raptus giocano con le nostre paure e tentano di farci sentire 
            l'odore del marcio e del sangue rappreso, come in "Viracocha", 
            ma questo ovviamente risiede solamente nella fantasia di chi ascolta, 
            preso per mano e condotto in un tunnel oscuro dove tutto può 
            essere vero o falso. Degno di nota l'uso delle chitarre e dei breve 
            assolo che come un evidenziatore, sottolineano le parti focali del 
            brano.
 Travolge con personalità "Raptus", nenia ripetitiva 
            e profonda che si taglia in un Metal vivace e comunque sia sempre 
            dannatamente oscura.
 In "Guardiano Della Soglia" ritorna la Psichedelìa 
            e qualche riferimento ai primi Litfiba degli anni '80. "Jesod" 
            è il sigillo finale, il punto esclamativo di una tematica altamente 
            esoterica, sottolineata dalla voce di Marta.
 Mi auguro che i Tiresia Raptus non mi lascino qui nel bosco oscuro, 
            ma che mi vengano a prendere al più presto, magari con un altro 
            lavoro, perchè io qui ho paura e freddo. MS
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