| Il batterista polistrumentista svedese Mattias Holmgren ha suonato 
            con vari gruppi metal, ma è in possesso di uno spirito geniale, 
            perché a soli 23 anni ha deciso di incidere questo suo primo 
            disco solista, dove canta e suona tutti gli strumenti: chitarra, tastiere, 
            basso e batteria.
 
 L'album contiene dodici brani, in tre lo accompagna il chitarrista 
            Ulph Johansson e in altri due il tastierista Stefan Olofsson, per 
            il resto è tutta farina del suo sacco ed è uno sforzo 
            solista davvero poco comune. Il risultato, inoltre, è più 
            che apprezzabile, l'impasto dei brani, tutti contenuti in tre - quattro 
            minuti, presenta un prog ottantiano abbastanza semplice e poetico, 
            accostabile a gruppi come Jadis, Marillion e IQ. Il cantato di Mattias 
            non è eccezionale, ma dimostra una certa sensibilità.
 
 Certamente un gruppo avrebbe dato vita ad un sound più maturo, 
            ma l'assenza di una vera band non si nota con un ascolto superficiale, 
            i brani funzionano abbastanza bene. Il problema maggiore è 
            che mi sembrano un po' deboli, certe melodie sono un tantino banalotte, 
            come in "The Tide Can't Hold Us Back", ma non bisogna dimenticare 
            che il nostro è davvero giovane e ha fatto fin troppo. Ci sono 
            composizioni molto piacevoli come "Vipe Away" e la strumentale 
            "The Arrival of Sophie".
 
 Changing Sides non è un capolavoro, ma sono sicuro che, se 
            gli verrà data fiducia, sentiremo parlare ancora di questo 
            talentuoso artista. GB
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