Rock Impressions

Time Of Orchids - Namesake Caution TIME OF ORCHIDS - Namesake Caution
Cuneiform Records
Distribuzione italiana: -
Genere: New/Avantgarde Rock
Support: CD - 2007

Delicatissima l’intro “In color captivating”, colori pastello che si sovrappongono su d’un foglio candido, eppoi le prime goccioline iniziano a cadere lente, polvere umida che si deposita sulla pelle, si coagula, si raggruma e scivola via. “Namesake Caution” è un disco cantato, una rarità per Cuneiform Records, ecco che allora i ToO qualcosa di davvero speciale debbono possederlo, nel loro DNA artistico.

I nuovayorchesi sono infatti dotati di un gusto compositivo non comune, virante al seppia, umbratile e riflessivo. Pop psichedelico e darkeggiante, ecco le coordinate di massima che dovrete seguire, onde non perdervi nei labirinti sonori disegnati in queste nove canzoni da Chuck Stern, cantante, tastierista e chitarrista, da Eric Fitzgerald (chitarra e voci), da Jesse Krakow (basso, synths e chitarre) e dal percussionista David Bodie (addetto pure alla foam machine!). “Darling abandon” possiede la grazia del dreampop senza per questo risultare già sentita, tanto le note si susseguono con sorprendente naturalezza, “Parade of seasons” è più movimentata, ed abbandona almeno nello strumentiamo la pacatezza dei primi episodi, mai apparendo però confusa. E’ la voce di Chuck a tenere dritta la barra di navigazione, così i flutti vengono partiti dal vascello senza che questo subisca il menomo sbandamento.

Brevi colonne sonore? Certo, citano i nostri Morricone su “Meant (Hush-Hush)”, ma gli impasti vocali ricordano gli Yes o la scuola di Canterbury, il sovrapporsi dei suoni ed il loro svolgimento Mr. Jungle e Primus, e non mancano citazioni alla new-wave meno di maniera (Kate Pierson dei The B-52’s ha prestato la sua ugola sul secondo lavoro del gruppo, l’autoprodotto “Much too much fun” del ’03, il quale nella cronologia delle pubblicazioni segue “Melonwhisper” del 2001 e precede l’enigmatico e lunare “Early as seen in pace” del 2004, costituito da quattro lunghi e crepuscolari movimenti). Decisivo pure l’incontro coll’illustre concittadino John Zorn, che tramite la sua Tzadik patrocinò “Sarcast While” (’05), con la voce del tema portante di “Twin peaks”, Julee Cruise, ad apparire nella lista dei guests. Non comune è “Namesake caution”, anche perché in queste tracce non emerge spocchia o sterile esibizionismo, anche quando i ritmi si fanno cervellotici e difficili da seguire (“Gem”). Non manca la prova di resistenza, concretizzata nei dieci minuti di “We speak in shards” e superata senza affanno.

Se amate esplorare nuovi territori sonici, i Time of Orchids paiono giungere apposta per pascere la vostra fame di novità! P.S.: fantastica l’immagine di copertina del booklet. AM


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