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            Riecco i “tre monaci” del prog italiano col seguito dello 
            spettacolare Neogothic Progressive Toccatas, dal precedente disco 
            poco è cambiato, ovviamente il progetto è saldamente 
            in mano all’organista Paolo “Julius” Lazzeri, coadiuvato 
            dal bassista Maurizio “Bozorius” Bozzi (che ha anche prodotto 
            il disco), mentre alla batteria si alternano Claudio “Ursinius” 
            Cuseri e Roberto “Placidus” Bichi. Il sound del power 
            trio è volutamente barocco e solenne e profondamente dark. 
            Dimenticate gli ELP, il terreno su cui si muovono le ambizioni musicali 
            di Lazzeri, unico compositore, sono di altro genere, anche se Keith 
            Emerson ci ha dilettato in episodi solisti con musiche d’organo 
            accostabili ai lavori dei nostri. Qui l’organo a canne è 
            preponderante, imponente e investe l’ascoltatore con tutta la 
            sua maestosa gamma di suoni.
 
 Nel disco troviamo sette composizioni, tutte strumentali e mediamente 
            lunghe. L’avvio è segnato dalle progressioni armoniche 
            di “The Holy Circle”, epico e gotico, piuttosto che al 
            rock viene da pensare ai grandi compositori classici, con Bach in 
            testa, del resto sappiamo come molti nel rock abbiano attinto a piene 
            mani dal repertorio classico, vedi i Deep Purple e lo stesso Emerson, 
            ecco questa sembra quasi più musica neoclassica contaminata 
            col rock. Molto simile nella struttura è “Into Mystery”, 
            sempre barocca e ridondante. Ma qualche momento di tregua non manca, 
            come nell’intermezzo di “The Battle of Marduk”, 
            dove l’organo lascia il posto ad un synth più dolce, 
            ma è solo una piccola pausa, bello il finale del brano, molto 
            sontuoso. “The Rest of the Sacred Swarm” fa pensare ad 
            un notturno, poi è la volta di “Rieger”, aperta 
            da un bel giro di basso, poi subentra l’organo con un incedere 
            molto epico enfatizzato dalla batteria, che non è stata registrata 
            proprio benissimo ed è un peccato. Se tutto questo non vi è 
            bastato ecco l’enfasi marziale di “The Strife of Souls”, 
            che presenta qualche sbavatura di registrazione, ma farà la 
            gioia degli amanti dei suoni pomposi, è il brano più 
            lungo e complesso del cd, vero tour de force. “Toccata Neogotica 
            #5” continua il discorso iniziato sull’album precedente, 
            dove ne avevamo trovate due, è una serie vertiginosa di scale 
            su scale, gli amanti delle fughe tastieristiche si potranno sfamare.
 
 Il disco è abbastanza omogeneo e alla lunga questo appesantisce 
            l’ascolto, è musica che ti tiene col fiato sospeso, tanta 
            è la solennità espressa in quasi tutto l’album, 
            ma non si può restare in questa condizione per tutto il tempo 
            di un cd, alla fine si viene un po’ sovrastati. Ci sono dei 
            momenti di assoluta magia in questo album fuori dagli schemi, è 
            un disco che si fa notare e ricordare, però servirebbe qualcosa 
            per alleggerire la proposta, che altrimenti rischia di essere molto 
            elitaria. GB
 
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