Rock Impressions

Steve Thorne - Emotional Creatures  Part Two STEVE THORNE - Emotional Creatures Part Two
Giant
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog
Support: CD - 2007

Ecco un artista che ritrovo con grande piacere, nella precedente recensione sottolineavo come sia ancora possibile trovare oggi in terra inglese degli artisti che fanno ottimo prog, mentre solo qualche anno fa sembravano scomparsi del tutto, poi navigando in internet ne ho trovati davvero tanti e tutti con una discreta personalità, che spero di poterveli presentare prima o poi. Steve è uno di questi giovani (discograficamente parlando) artisti, con un discreto curriculum alle spalle.

La “Part One” di questa avventura discografica ha visto la luce due anni fa e subito si è fatta notare per la presenza di alcuni nomi illustri del mondo prog come Tony Levin, Nick D’Virgilio, Geoff Downes e vari di IQ e Jadis, queste presenze le ritroviamo in questo nuovo lavoro, ma Thorne è un abile polistrumentista e potrebbe suonare anche tutto da solo. Non sappiamo se i nomi illustri sono più per attirare l’attenzione sul suo lavoro, ma mi piace pensare che ogni musicista coinvolto dia sempre un personale contributo e visti i buoni risultati del nostro credo che questo si sia concretizzato.

Il sound di Thorne è un classico prog con influssi new prog anni ottanta, il tutto corroborato da suoni moderni al passo coi tempi, questo mix rende gradevole e interessante il suo operato sia per gli amanti dei classici che per chi non disdegna le nuove sonorità, piuttosto non ci sono grosse novità e Steve non si discosta molto da un linguaggio che è già stato più volte utilizzato. La dote principale di questo artista è il buon songwriting, le sue musiche sono prima di tutto belle da ascoltare, i suoi brani catturano l’ascolto e offrono un sano intrattenimento, cosa che non sempre riesce in ambito prog. La tecnica è sempre misurata sulla melodia del brano, certo che traccie come “Hounded” faranno battere più di un cuore, il Rickenbacker di Dave Meros pulsa come un cuore, mentre gli intrecci di chitarre e organo hammond non danno un attimo di tregua, che musica. Il pezzo successivo “All the Wisemen” invece è retto da melodie vocali incantevoli e da un giro di chitarra acustica che sembra uscito da un capolavoro dei seventies. Le composizioni sono state composte in un arco temporale piuttosto ampio, che va dall’inizio degli anni ’90 fino al 2005 e forse è proprio per questo che il cd gode di una certa varietà, ma senza risultare disomogeneo.

Insomma, anche questo secondo tassello della carriera solista di Thorne è un buon disco di onesto prog, che non fa gridare al miracolo, ma che è fatto come si deve. GB


Altre recensioni: Emotional Creatures Part One

Sito Internet


Emotional Creatures prosegue il suo cammino, giunge a noi a tre anni dal suo predecessore part one. Steve Thorne è sempre lui, sognante, delicato, raffinato con tutti i suoi pregi e difetti. Anche in questo caso il Progressive Rock propostoci è quello più diretto e melodico, distante anni luce da sperimentazioni di sorta, tantomeno da cambi di tempo e fughe. Molti di voi avranno già storto il naso ed avranno abbandonato la recensione, male, perché il nostro artista sa come andare a bersaglio. I brani sono semplici ma tutti supportati da una melodia avvincente, proprio come le belle song che gruppi passati (ma ancora presenti) come IQ e tanti altri del New prog ci hanno insegnato. Non a caso al suo fianco ritroviamo artisti di caratura internazionale, come Nick D’Virgilio e Dave Meros (Spock’s Beard), Tony Levin (King Crimson), Geoff Downes (Yes), Pete Trewavas (Marillion), Gavin Harrison (Porcupine Tree), John Mitchell (Arena) e Martin Orford (IQ), questo tanto per inquadrare il valore del prodotto.

La carta vincente si cela sotto la grazia e la struttura del suono, il songwriting è buono anche se in alcuni frangenti il nostro Thorne sembra ripetere troppo “certi” clichè.
Questo genere di musica nasce per riempire la mente ed il cuore, ci racconta favole fantastiche, per questo gli interventi Folk sono ben accetti. Le emozioni più grandi si raggiungono nei crescendo strumentali, ecco allora sottolineare brani come “Crossfire” o la stupenda finale “Sandheads”, come non potrebbe essere altrimenti con una squadra di musicisti come quella a sua disposizione…

Non sempre dunque bisogna necessariamente godere del genere quando si getta a capofitto in tortuosi e labirintici intrecci strumentali, la tecnica se messa a disposizione della melodia, riesce a dare frutti a volte inaspettati e dolcissimi. Complimenti a questo artista che già avevamo precedentemente annotato sul nostro taccuino di Rock Impressions, a dimostrazione che la classe non è acqua e chi vuole prendere questo disco, di sicuro non si pentirà della spesa. MS

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Web www.rock-impressions.com

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