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            “Andrea Il Traditore” è il ritorno discografico 
            di Stefano Testa dopo “Il Silenzio Del Mondo” datato 2012, 
            ed anche il ritorno di Mauro Milani per quello che concerne la copertina. 
            Perché questa sottolineatura da parte mia è presto detto, 
            il ponte spazio/temporale grafico ci trasporta direttamente al 1977, 
            quando il disco “Una Vita Una Balena Bianca E Altre Cose” 
            presenta il debutto discografico di questo cantautore dalle radici 
            Prog. Poche sono le stampe dell’lp (1000) ora cibo per collezionisti, 
            ma grazie alla ristampa Mellow Records del 1994, l’opera riprende 
            attenzione e vita. Tuttavia il cantautore non riesce a pubblicare 
            il secondo lavoro nel 1979, del quale è comunque pronta la 
            suite “Decadenza E Morte Di Andrea Il Traditore”. Ecco 
            il ponte.
 
 Chi di voi è ferrato sull’argomento “Progressive 
            Italiano”, ha già intuito che il 1977 non è un 
            anno proprio felice per debuttare in questo ambito, i giochi sono 
            di fatto conclusi (o rinviati) e la musica sta cambiando, così 
            come la moda. Arriva la “Febbre Del Sabato Sera”, arriva 
            il Punk e tutta la musica cervellotica va in debito d’ ossigeno. 
            Ma ci sono davvero molti cantautori interessanti e di forte personalità 
            che nello stesso periodo si fanno forza con l’ausilio della 
            formula canzone, pur non disdegnando passaggi “colti”, 
            per farne alcuni esempi ci sono Francesco Guccini, Fabrizio De Andrè, 
            Claudio Lolli, Juri Camisasca, Stefano Rosso, Mauro Pelosi e moltissimi 
            altri. Chi più, chi meno riescono a colpire l’attenzione 
            del pubblico più esigente, magari con l’aiuto di alcuni 
            passaggi in radio private, grazie anche all’impegno sociale 
            dei testi mirati molto spesso ad un pubblico anche attento alla politica. 
            Ma è dura. Tuttavia oggi c’è un ritorno d’ 
            interesse nei confronti del Progressive Rock, come la storia ci insegna 
            il genere vive di alti e bassi e Testa come molti altri artisti degli 
            anni ’70 (Agorà, Garybaldi etc.), oggi trova la voglia 
            e la volontà di dire la propria.
 
 Stefano Testa nel 1966 milita nella band degli Scorpioni, suonando 
            cover di artisti come Bob Dylan, Animals, Rolling Stones e Guccini, 
            ma è solo agli inizi degli anni ’70 che dedica l’attenzione 
            e la passione al Progressive Rock.
 
 Veniamo dunque a “Andrea Il Traditore”, suite suddivisa 
            in sedici tracce nelle quali suonano e contribuiscono Walter Chiappelli 
            (fisarmonica), Marco Coppi (flauto), Gianni Landroni (chitarre), Damiano 
            Puliti (cello) e appunto Stefano Testa (testi, musiche, arrangiamenti 
            e programmazioni). La sua voce è calda ed avvolgente, fra canzone 
            e filastrocca.
 
 “Prima Di Tutto” è nostalgica ed è strutturata 
            su ricordi, segue “Il Senso Del Reale” che con il flauto 
            e le sinfonie si va a collocare nel Prog. Atmosfere toccanti e affreschi 
            barocchi si stagliano nel proseguo dell’ascolto di “Good 
            Morning Babilonia”, godibile per un assolo di flauto ma soprattutto 
            per gli interventi elettrici della chitarra. L’album prosegue 
            il cammino in un'unica grande suite fra Rock Progressive, canzone 
            d’autore, musica classica, teatrale, e Blues. Resto affascinato 
            dalle tetre ambientazioni sonore delle brevi “Notturno n°1 
            (Prima Di Una Battaglia)” e della corale “Ce N’Est 
            Qu’Un Debut, Continuons La Combat!”, qui Testa dimostra 
            di essere un raffinato compositore.
 
 Esistono frangenti che rilasciano all’ascolto fotogrammi di 
            Felliniana e circense memoria, come in “Un Intermezzo: Situazione 
            Di Sette” o nel “Valzer Del Ritorno”. Segue della 
            giocosità compositiva in stile Stefano Rosso nella canzone 
            “Era Acqua Che Correva”, ma la cultura di Testa è 
            più ampia, non a caso nel suo genere si scorgono anche sfumature 
            di De Andrè, come nella bellissima “Questa Assenza”. 
            Il disco è un altalena fra passato e presente dove “La 
            Ballata Della Leggerezza” ne è bandiera.
 
 Benvenuti in questo sogno di un viaggio, dove il protagonista dopo 
            fallimenti e peripezie tenta il metaforico ritorno nel ventre materno, 
            un viaggio sonoro che non avremmo mai potuto ascoltare se non ci fosse 
            stata l’attenta ricerca e cura della Mellow Records di Mauro 
            Moroni. Un altro tassello che compone il fantastico mondo del Progressive 
            Rock Italiano. MS
 
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