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            Accogliamo questo debutto con una serie di dubbi. 
            Da tempo sento dire in giro che il rock non vende, che i giovanissimi 
            non lo ascoltano più, che è sempre più roba da 
            nostalgici e in un certo senso sembra davvero questa la tendenza attuale. 
            L’esordio dei Tenax8 viene in qualche modo ad alimentare questi 
            dubbi, a che pubblico si rivolgono col loro hard rock classico di 
            stampo americano e cantato in italiano, che non offre nessuna novità 
            o contaminazione con sonorità attuali, ma solo grinta e tradizione?
 
 Quattro sono i brani scelti per presentarci questa band agguerrita. 
            Si parte con “La Gogna” che presenta subito un giro di 
            chitarre distorte in chiave blues, un po’ Litfiba, un po’ 
            Ligabue, con un cantato che si innesta bene su una metrica essenziale 
            e precisa. Secondo me il brano è un po’ lento, e credo 
            dipenda dal testo e dallo stile del cantante, però funziona. 
            “Club 27” parla di un tema non certo nuovo (le vittime 
            ventisettenni del rock), inizia con un blues acustico, che presto 
            lascia spazio ad un rock caustico alla ZZ Top, buona la coesione dei 
            musicisti. Anche “Virtual Love” racconta una storia non 
            particolarmente originale, del resto siamo una generazione in bilico 
            tra virtuale e reale, la musica è rocciosa e in linea coi due 
            pezzi precedenti. “Vivo Libero” è più ritmata 
            e incalzante ed è l’unico pezzo che mi convince, finalmente 
            l’energia mi fa muovere, niente di nuovo sotto il sole, però 
            almeno coinvolge.
 
 Per essere un debutto bisogna prendere il buono che c’è, 
            una band che se ne frega di mode e tendenze e pensa solo a suonare, 
            però se vogliono lasciare il segno devono osare un po’ 
            di più a livello compositivo. GB
 
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