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            Ho avuto il piacere 
            nel 1999 di imbattermi con questo quartetto brasiliano, comperai “The 
            Dawn After The Storm” e ne rimasi colpito. Una volta documentatomi 
            su internet, notai che nel 1997 il debutto si intitolava “Tales 
            From A Forgotten World” . Purtroppo non so dirvi nulla al riguardo 
            in quanto non sono mai riuscito a reperirlo. Tuttavia nel corso degli 
            anni resto sbalordito dal fatto che una band del genere non abbia 
            avuto la meritata considerazione. Passano gli anni e più nessuna 
            traccia della band. Ma la sorpresa arriva nove anni dopo, cioè 
            nel 2008, quando “Chessboard” fa capolino negli scaffali 
            di dischi. La band nel frattempo ha cambiato il bassista , Andrè 
            Luiz lascia il posto ad Andrè Ribeiro, per il resto la line 
            up resta invariata con Ary Moura alla batteria, Andrè Mello 
            alle tastiere ed Henrique Simòes alla chitarra.
 Tempus Fugit, ma non per i nostri progsters, perché per loro 
            sembra essersi fermato e nel nuovo “Chessboard” c’è 
            sempre quel New Prog spesso sinfonico che tanto mi aveva colpito nel 
            suo predecessore. Ovviamente l’esperienza è cresciuta 
            e si sente, l’affiatamento strumentale è ottimo, i brani 
            sono tutti gradevoli a cavallo fra tecnica e melodia “ruffiana”. 
            Si denota in maniera evidente l’anima Sud Americana, i suoni 
            sono solari. In “Chessboard” ci sono tutti gli elementi 
            che un amante del Prog vorrebbe sempre ascoltare, dalle tastiere abbondanti 
            e roboanti agli assolo di chitarra. “Pontos De Fuga” apre 
            il disco ed è una strumentale suddivisa in due parti dove la 
            chitarra si lancia in un buon refreain di facile memorizzazione. Più 
            introspettiva “Unfair World” cantata da Mello, la struttura 
            canzone è sempre tenuta in considerazione, come il genere New 
            Prog generalmente richiede. Non si ricercano strutture complesse, 
            ma si lascia libertà alla melodia. Le parti cantate non sono 
            le migliori, perché il New Prog pretende una interpretazione 
            profonda, quanto meno vicina al recitato, come Peter Nicholls degli 
            IQ o Fish dei Marillion, Alan Reed dei Pallas e Barrett dei Pendragon 
            ci hanno insegnato. Certo, i Tempus Fugit godono di propria personalità 
            e non hanno intenzione di scimmiottare questo o quell’artista, 
            per cui potrebbe anche essere una scelta giusta e rispettosa. Molto 
            meglio in “Only To Be With You” dove il piano di Mello 
            compone tessiture sonore di raffinata bellezza. Anche qui le parti 
            strumentali sono le migliori, quelle che ti fanno pensare ad occhi 
            aperti, specie sopra il solo della chitarra di Simòes. Sensazioni 
            più antiche rivolte verso un Prog più datato le riscontro 
            in “The Princess” in stile Genesis, canzone suddivisa 
            in due parti. Bellissima la conclusiva title track “Chessboard” 
            , qui i Tempus Fugit lanciano tutti i loro fuochi d’artificio.
 
 Un ritorno gradito, la testimonianza che anche il Brasile oggi ha 
            ottimi artisti e spero davvero che questa volta abbiano più 
            fortuna, perché la meritano. MS
 
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