Rock Impressions
 

  INTERVISTA AI SOUL SECRET risponde Luca di Gennaro
di Massimo Max Salari

Prima di tutto, complimenti per “4”, un album che denota a mio avviso una crescita generale del vostro progetto. A dispetto del titolo, questo non è il quarto album ufficiale, bensì il terzo, dopo “Flowing Portraits” (2008 – ProgRock Records) e “Closer To Daylight” (2011 – Galileo Records), ma se andiamo a contare anche il demo “Never Care About Tomorrow” del 2005, allora i conti tornano. Ho indovinato o sbagliato?

Innanzitutto, grazie per i complimenti! In realtà non sbagli, a fare bene i conti questo è il nostro quarto prodotto, sebbene la demo del 2005 la elenchiamo più per dovere di cronaca che per un’effettiva valenza nella discografia ufficiale. Il motivo del nome “4” in realtà è più dovuto alla storia narrata nel concept, quindi per risponderti… beh, entrambe le cose! :)

Come è nato “4” e da cosa è stato ispirato?

Mi hanno sempre affascinato i concept album, credo siano la forma perfetta per un lavoro discografico. Ho sempre cercato di convincere la band a comporne uno ed un primissimo timido tentativo l’abbiamo fatto con il nostro precedente lavoro “Closer To Daylight”, in cui tutti i pezzi erano incentrati sul raggiungimento della salvezza, della luce, pur non essendo strettamente legati tra loro da una storia. Con l’arrivo di Lino Di Pietrantonio nel gruppo e con due dischi alle spalle, ci siamo sentiti finalmente pronti per affrontare la composizione del nostro primo concept. La prima immagine, il primo flash, ci è stata fornita da Antonio Vittozzi, che ha immaginato quest’uomo che, subito prima di compiere un gesto estremo, si siede sul cornicione del palazzo a pensare. Con questo “screenshot” in testa, abbiamo portato avanti la composizione di tutti gli undici pezzi. L’intera storia è stata sviluppata successivamente, con la scrittura dei testi come ultimo step del processo di creazione.

L’artwork è davvero bello, come è nato?
Sì, l’artwork è meraviglioso… davvero d’ impatto! È stato creato dall’artista Sylvain Lucchina di Razorimages.com che ha saputo dare vita alle nostre idee con estrema professionalità. La cover non è altro che lo “screenshot” di cui parlavo prima, l’immagine che ha dato vita a tutto il processo creativo del disco. Il resto dell’artwork è stato di sua invenzione ed il “4 di Penrose” (come mi piace chiamarlo) posto sotto al CD tray... un mio capriccio!

Secondo te, essere spesso avvicinati ai Dream Theater oggi è un fattore positivo o negativo?

Dipende dal modo in cui questo paragone è utilizzato. Molto spesso le recensioni che ci riguardano diventano una combinazione di “biografia della band” e “paragone con i Dream Theater”. Questo non fa altro che dirci due cose: la prima è che il giornalista non è molto avvezzo al progressive, in quanto le influenze che abbiamo sono davvero tantissime e non sono di certo limitate al “gruppo più famoso”, e la seconda è che ha ascoltato il disco una sola volta, magari solo 30 secondi a pezzo. Conosciamo molto bene il mondo delle recensioni, in quanto ci viene descritto dal nostro manager Davide Guidone (che è stato recensore per le più importanti pubblicazioni italiane) come un mondo ormai più “quantitativo” che “qualitativo”. Quando riconosciamo una recensione di “qualità”, in cui il giornalista ha prestato davvero attenzione alle nostre fatiche, siamo ben contenti di condividerla attraverso i nostri social network!

Buona l’interpretazione vocale del nuovo cantante Lino Di Pierantonio, senza strafare e malleabile. E’ la volta buona che avete trovato il vocalist? Come nasce il vostro incontro?
Direi proprio di sì! Lino è una persona così determinata e legata al progetto che è riuscito a sopravvivere ad un’intera settimana di registrazioni di voce convivendo con me ed Antonio Vittozzi durante il caldissimo Agosto 2014! Il nostro primo incontro risale a moltissimi anni fa, quando era solamente “l’amico del fratello di Antonio Vittozzi”. A quanto ne so, proprio sentendo noi suonare in zona, decise di intraprendere lezioni di canto per “cantare con noi prima o poi”. Quando nel 2013 cominciammo a cercare un nuovo cantante, ci arrivò una sua registrazione e rimanemmo tutti sconcertati dalla sua bravura: era proprio la voce che cercavamo da tempo!

“Turning The Back Page”, è un riassunto dello stile Soul Secret, qui ci sono tutte le carte che mettete in gioco, almeno questo è quello che ho pensato all’ascolto. Invece secondo te quale è la canzone che oggi vi rappresenta di più?

Sono d’accordo con te: ancora oggi, quando la ascolto, ho i brividi!
E' vero!

Anche “Silence” è un pezzo potente e suggestivo, secondo me uno dei momenti più alti dell’album, ma è più facile comporre una canzone cantata o soltanto strumentale?

Ti dico solamente che per comporre un pezzo strumentale abbiamo aspettato il terzo disco! Forse la difficoltà di comporre un pezzo strumentale è proprio quella di non sfociare in qualcosa di troppo simile all’esecuzione di un esercizio di tecnica.

Non può mancare la suite, qui dal titolo “The White Stairs”. Chi fra di voi è il componente più Prog, colui che ascolta il genere anche del tempo passato?
Per quanto riguarda me, ascolto periodicamente “Wish You Were Here”, “Tarkus” e “Selling England By The Pound”, tanto per citarne alcuni.
Mi dici niente!

Vi hanno contagiato anche i Queensryche? A mio avviso un pizzico di “Operation: Mindcrime si sente.
Che album fantastico! Sì, indubbiamente c’è qualcosa: è un album troppo importante per non influenzare un musicista!
 
Nella scena napoletana, come è considerato il Metal Progressive? Hai contatti con altre band?
Il genere è sicuramente seguito, anche se la maggior parte preferisce il Metal più “classico”... quello delle giacche di pelle e le borchie! Contatti con altre band Prog Metal interamente napoletane attualmente non ne abbiamo, purtroppo.

“4” dura 72 minuti, una bella scommessa. Non hai pensato magari di suddividerlo in due parti?
Non ti nascondo che fino all’ultimo abbiamo avuto la paura di non riuscire a mettere tutte le canzoni sul disco! Per me sarebbe stato davvero un’idea difficile da accettare. Fortunatamente siamo riusciti a mettere tutto e anche a far durare la nostra nuova suite “The White Stairs” un secondo in più della precedente “Aftermath”, che durava un secondo in più della precedente “Tears Of Kalliroe”: fu scritto da un recensore straniero come “sfida”, scommettendo sulla durata della prossima suite all’epoca di “Closer To Daylight”, e noi… l’abbiamo accettata!

Come sono cambiati oggi i Soul Secret? Ci sono aneddoti che nel vostro passato vi hanno fatto modificare il modo di fare le cose?

Ci sentiamo molto più liberi di comporre ciò che ci va, senza particolari restrizioni. L’intera scena Prog sta virando verso sperimentazioni davvero interessanti e a noi piace far parte di questa corrente. Per quanto riguarda gli aneddoti, beh, ce ne sarebbero davvero TROPPI: il nostro divertimento, ogni volta che ci riuniamo, è proprio quello di ricordarne una buona parte. Te ne racconto uno mio personale. Ero molto più giovane e prima di una esibizione mi “permisi” di bere una birra media. Suonai la maggior parte del concerto con il suono di pianoforte poiché non riuscivo a trovare il tasto per cambiare i suoni! Da quel concerto in poi sono passato al controllo tramite pedale e… solo analcolici!
Ahahahah bellissimo!!!

Il fatto che il Metal Prog in Italia sia un genere di nicchia, è più un fatto positivo o negativo? Il Metal Prog fans è un acquirente attivo o meno?
L’ascoltatore di Progressive, soprattutto in età adulta, è una persona molto attenta, appassionata, con la mente molto aperta e il più delle volte anche un collezionista di prodotti rigorosamente originali… praticamente l’ascoltatore perfetto! Il fatto che in Italia sia un genere di nicchia ci porta, il più delle volte, ad andare a suonare oltre confine e restringere le nostre presenze in patria.

Cosa manca ai Soul Secret e di cosa invece sei orgoglioso?
Ti dirò una cosa ambivalente: un po’ di velocità! Ci manca un po’ di celerità nel comporre i dischi, cosa di cui andiamo anche orgogliosi però, poiché ci prendiamo veramente tutto il tempo che riteniamo necessario per far uscire un prodotto che al momento ci sembra valido e degno. Non è mai successo che sia uscito un disco in cui mancava qualcosa!

Quali sono le tastiere che prediligi e perché?
È un continuo divenire, in realtà. Disco dopo disco mi appassiono a qualcosa di nuovo e aggiorno le mie influenze. Tra primo e secondo album mi sono appassionato ai synth analogici classici, mentre nel passaggio da “Closer To Daylight” a “4”, ho cercato di inserire tutto ciò che ho imparato dalla musica elettronica, mescolando il nostro sound con quello di artisti come Deadmau5, Infected Mushroom e Trentemøller.

Cosa funziona nella scena musicale italiana Metal Prog e cosa non funziona?
In Italia la scena attuale è davvero florida, abbiamo una tradizione importante alle spalle e i gruppi italiani non possono permettersi passi falsi proprio per rispetto alle radici. Non funziona ciò che non funziona in generale in Italia: dare un lavoro a chi ha le competenze per svolgerlo. Spesso riceviamo recensioni dei nostri dischi da personaggi che con il progressive non hanno mai avuto a che fare, se non ascoltando i Dream Theater anni fa, oppure recensioni dei nostri live dall’amico della band successiva. Dopo un po’ non ti meravigli neanche più: prendi armi e bagagli e vai a suonare fuori :)

Concludi l’intervista a modo tuo, cioè, quale domanda non ti ho fatto ma che avresti voluto sentire?
Richiesta difficile, la tua è stata un’intervista davvero interessante! Per citare l’immenso Massimo Troisi, non mi hai chiesto che cosa ne penso della Svizzera!
Questa tua risposta mi fa davvero piacere. Grazie.

Prima di salutarci, abbina la vostra musica ad un piatto culinario e ad un buon vino. Quale sareste?
Paccheri al ragù napoletano e vino di Gragnano! Comporre pezzi Prog dopo un abbinamento del genere diventa davvero semplice :)
Grande, davvero Prog!

Max

Recensioni: Closer to Daylight; 4; Babel


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