Rock Impressions

Marco Sonaglia - Il Vizio di Vivere

MARCO SONAGLIA - Il Vizio di Vivere
Accademia Cantautori di Recanati
Distribuzione italiana: si
Genere: Cantautore
Support: CD - 2015


Ritorno con estremo piacere a parlare del chitarrista Marco Sonaglia, mio concittadino fabrianese dell’entroterra marchigiano. Il fatto di giocare in casa, nella realtà porta in me il dovere di essere più obiettivo possibile, e lo sarò in quanto mentire o per meglio dire enfatizzare un qualcosa che potrebbe non essere, farebbe solo del male ad un artista e ad un amico oltre che alla mia credibilità critica. Per cui il mio pensiero è qui ancora una volta disinteressato e sincero come sempre e più che mai!

Detto questo c’è da iniziare analizzando la realtà dei fatti in ambito “cantautori”, in Italia sono sempre di meno e meno impegnati non tanto per loro colpa, ma in quanto la società è cambiata, sempre più mordi e fuggi, non propensa a soffermarsi ad ascoltare e soprattutto a pensare. Il coraggio di dire ciò che si pensa, magari anche con ironia, analizzare la vita quotidiana, lo stato sociale, alcuna letteratura, è fatto oramai raro.

Sonaglia con il secondo album dopo il buon “Il Pittore E’ L’'Unico Che Sceglie I Suoi Colori” datato 2013, ritorna in versione acustica e in formazione trio. “Il Vizio Di Vivere” sceglie questo tipo di percorso sonoro in quanto volenteroso di dare risalto ai testi di Giorgio Tintino e Francesco Urbinati, e ci riesce in maniera garbata e molto spesso con classe. Sonaglia è amante del cantautorato anni ’70, spazia da Guccini a Lolli, passando anche per Nomadi, questo lo si evince spesso dall’ascolto dei brani dell’album di esordio. E dopo due anni?
Ma andiamo con ordine, Sonaglia si coadiuva del pianista ed arrangiatore milanese Onofrio Laviola e del chitarrista Edoardo Marani. Ci sono riferimenti di letterati al riguardo, con una scansione del secolo che passa attraverso Cesare Pavese e Franco Fortini, procedendo per un analisi a tratti malinconica e drammatica. Questa viene bene rappresentata anche in copertina dall’opera di Roberto Stelluti “Francesco Sulle Carcasse” del 1978. Una pila di auto rottamate in un precario equilibrio con uno scenario oscuro, sporco, trasandato, e sopra un bambino che guarda di sotto, e che non vuol cadere, destinato metaforicamente a un presente di certo non roseo. Ma anche in questo caso c’è un segnale di speranza, il bambino è circondato di luce, uno squarcio nel cielo plumbeo probabilmente di ottimistico auspicio.

Ed ecco il Marco che non ti aspetti, nei sette brani dell’album (esclusa l’ottava bonus track) l’autore fa capolino fuori del proprio guscio “Gucciniano”, mettendo a nudo anche altre sue predilezioni musicali, si fa coraggio e prende possesso delle proprie capacità e della personalità, amalgamando il tutto con garbo. In questo bel viaggio sonoro ho riscontrato molti particolari che possono condurre ad artisti come Banco Del Mutuo Soccorso (grazie agli arrangiamenti delle tastiere), Ivan Graziani (per alcune metriche liriche), Mario Castelnuovo, Francesco De Gregori, Fabrizio De Andrè, Claudio Lolli, Giorgio Gaber e anche del cantautorato francese. Davvero un calderone culturale elevato ed impegnativo.

Dopo ripetuti e ripetuti ascolti non riesco a estrapolare una canzone sopra le righe, il livello è notevole, sopra la media del genere in analisi, ed ecco che “Emilio”, La Luna E Il Falò” e “Nella Terra Di Nessuno” ti scaldano la mente ed il cuore. “Il Buongustaio” è allegramente cinica, diretta, ruvida nella sua semplicità nell’esprimere il concetto di umanità: “Io sono un buongustaio, e alla crema della società preferisco come sapore la feccia dell’umanità”.
“Il Grande Inquisitore” è ottimamente arrangiata e si stampa facilmente in mente, con il suo clamoroso profumo anni ’70. Gradevole “L’Altro Saluto”, ancora una volta bene arrangiato da Laviola. Più Prog nell’intento è “Nella Terra Di Nessuno”, qui se posso sbilanciarmi in un consiglio vedo una buona strada per il futuro musicale di Marco, quando sarà definitivamente uscito a nudo con coraggio. Dolcissima e commovente “Vice Veris”.
Chiude la bonus track “Le Intermittenze Del Cuore”, omaggio a Claudio Lolli, unico brano non acustico dell’intero album, qui in versione più elettronica.

La direzione artistica è a cura di Lucia Brandoni, il progetto grafico è di Raffaello Cardinaletti, mentre la registrazione negli studi Klangstrm di Recanati, sotto la cura di Paolo Bragaglia rende giustizia all’intero lavoro con il suo suono caldo. Ci si chiede all’interno del booklet se è ancora possibile un incontro fra musica popolare e poesia, la mia risposta è si, perché…perché voglio credere ancora che sia così, almeno il tempo di un album come questo. Il resto è consuetudine. MS


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