Rock Impressions

Slamer - Nowere Land SLAMER - Nowere Land
Frontiers
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Melodic Hard Rock
Support: CD - 2006


Lo so bene che leggete di tutto per poter trovare il capolavoro che vi può accompagnare per parecchi anni della vostra vita. Siete curiosi di sapere se il Rock è morto, cercate la perla introvabile, qualcosa che renda unici i vostri ascolti e allora navigate di Webzine, comperate riviste musicali del settore, con la speranza di trovare una recensione che possa illuminarvi al riguardo. Ebbene, con i Slamer della grande coppia Terry Brock (voce) e Mike Slamer (basso e tastiere) avete trovato un grande disco.

Ovviamente mi sto rivolgendo a coloro che ascoltano Hard Rock melodico ed AOR senza disdegnare piccole fughe Progressive. “Nowere Land” sfiora il capolavoro nel suo genere, è un connubio fra Pomp Rock alla Styx e Kansas, dove la voce di Brock (The Sign- Strangeways) fa scorrere più di un brivido sulla pelle. Molte volte ho scritto che in questo genere è stato detto veramente tutto, gli artisti giocano su stilemi inflazionati, girando e rigirando la frittata in un noioso turbinio di brani cartacarbone, ma i Slamer sono l’eccezione che conferma la regola.

La cura impiegata dagli artisti salta subito all’orecchio sin dall’iniziale titletrack, dove potenza e melodia convivono alla grande. Musica che rapisce, dolce e suadente quella di “Strenght To Carry On”, ma distante anni luce dalle solite ballads smielate. Chitarre eccellenti nella semi progressiva “Not In Love”, supportata da un drumming eccelso, quello di Chet Wynd. Da ascoltare e riascoltare fino allo sfinimento gli otto minuti di “Come To Me”, altro connubio di atmosfere eteree, cullate dalla voce di Terry sempre più in cattedra. Gia a questo punto dell’ascolto si è consapevoli della caratura del prodotto, mosca bianca nell’odierno music businnes. Nulla è scontato, anche nella semplicità di certi concepimenti, come ad esempio “Higher Ground”, pur parando in certe sonorità trite, riesce a regalare passaggi davvero godibili.

Undici brani che alternano poesia, melodia e potenza come raramente in questi ultimi anni, mi è capitato di ascoltare. L’AOR ha detto tutto? Faccio mea culpa e dico…quasi. MS


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