Rock Impressions
 

INTERVISTA CON JEFF SCOTT SOTO (versione inglese)
di Massimo Salari

Ciao Jeff, comincio questa chiacchierata chiedendoti di parlarci subito di questo tuo nuovo “Lost In The Traslation” , ci puoi descrivere come è nato questo progetto?
Certo, intanto ciao a tutti! ”Lost In The Traslation “ completa la trilogia dei miei ultimi dischi e all’ascolto ti travolge come in un carnevale musicale, facendoti scatenare in tutti i sensi! Questo è anche il più duro dei tre, il più diretto e spontaneo, in fondo non ho fatto altro che dare ai miei fans quello che loro volevano. E’ grazie a loro che ora ho una vera carriera solista e non più una cosa da prendere solo come mero divertimento, meritano sempre il meglio da me e lo avranno. Le registrazioni di questo album sono fra le migliori che io abbia mai fatto in assoluto, e non lo dico tanto per dire, sai le circostanze inducono a far pensare questo, io ne vado molto fiero. In verità volevo dedicare ancora più tempo ad esso, ma nello stesso momento che stavo scrivendo i nuovi brani, vengo contattato da Neal Schon (Soul SirkUS). Io amo le sfide ed allora ho cominciato a collaborare anche con lui ed una volta che abbiamo messo su la band, ci siamo messi sotto a comporre. Ho strizzato in me tutto quello che avevo in mente e l’ ho tirato fuori. Per non oscurare il mio disco, però, ho chiesto alla Frontiers di non far più uscire “Lost In The traslation” a Novembre come d’accordo, ma a Settembre, per paura che il nuovo Soul SirkUS lo oscurasse..

Ma spiegaci come avviene un tuo processo compositivo.
Dunque, prima di tutto mi assicuro che l’interruttore della mia tastiera sia in “OFF”, poi con la mia chitarra al collo e la mia batteria a portata di mano, comincio a buttare giù dei riff e delle ritmiche. Quando le ritengo valide le registro e a questo punto non faccio altro che mandarle a chi è coinvolto con me nel progetto. Ognuno, a loro volta, aggiunge del proprio e quando il tutto collima al meglio e riteniamo che il brano sia soddisfacente, ci ritroviamo insieme e lo suoniamo di tutta fretta, di getto come viene meglio, con la grinta che ci contraddistingue. Il risultato a me sembra più che adrenalinico, a te non ti sembra?

Certamente, ma chi sono questi tuoi compagni di viaggio?
Dunque,Howie Simon & Gary Schutt suonano le chitarre, io ho le partiture di basso e quelle delle tastiere, mentre Glen Sobel suona la batteria.

Da dove trai le parole che ascoltiamo nei tuoi brani?
Solitamente mi ispiro dalla visione di un bel un Film, ma anche dalle notizie di tutti i giorni, dagli amici, ecc., ma soprattutto dalle mie esperienze personali. Mi piace anche scrivere le mie liriche con doppi sensi, mi piace sviare l’ascoltatore che è costretto a pensare e, perché no, a lavorare di fantasia per poterli comprendere al meglio. Tutto può ispirare una valida canzone. Secondo me le parole sono importanti, restano il completamento di un buon brano, senza le parole giuste potresti distruggere una bella canzone, bisogna lavorare attentamente su questa cosa.

Che differenza sostanziale c’è fra “Lost In The Traslation” ed il penultimo “Prism”?
Sicuramente quest’ultimo suona più Heavy di “Prism”, si sente anche che siamo più una band, siamo maturati, insomma c’è più feeling fra di noi. Comunque se mi consenti, ritengo “Prism” ancora oggi un bel disco. Ogni disco esce in un periodo differente, ed in ognuno di loro c’è il meglio che potevo dare, di conseguenza li ricordo tutti sempre con grande orgoglio.

Avremo il piacere di vederti suonare e cantare in suolo Italico?
Purtroppo no, è uno dei miei rammarichi più grandi di questo imminente tour!. Nella riunione avvenuta con i promotori, abbiamo capito che ci potrebbe essere stato poco interesse attorno alla nostra band, così per non rischiare comprensibili perdite economiche , si è deciso per questa volta di rimandare. Un domani chissà, ma dipende anche da voi, supportateci e noi ci saremo!


Quale è la canzone che preferisci in questo nuovo album?
Mi piacciono molto le canzoni che emanano sensualità, quelle sexy, come ad esempio “On My Own” oppure “Doin’ Time “, ma anche le ballate mi emozionano fortemente. Come si fa a dire al padre quale figlio preferisci, li amo tutti! Comunque, si, quelle che ti ho detto forse al momento sono quelle che mi piace di più rappresentare.


Hai deciso di lavorare per la casa Frontiers, una label Italiana, perchè?
Semplice, sono una di quelle case che lavorano seriamente, adatte ad un mercato estero, e poi mi conoscono e sanno cosa voglio e cosa faccio. L’artista in generale viene rispettato e lasciato lavorare al meglio, con loro si può trattare, sono dei professionisti. Non è da tutti i giorni trovare una squadra così!


Tu hai avuto una sterminata discografia grazie alle collaborazioni, ma quale è quella che ti rappresenta di più?
I Talisman sono di gran lunga quelli che più mi rappresentano, quelli a cui mi sento personalmente più legato, ma l'anima SirkUS ora sta crescendo sempre più!. Ma da qualsiasi collaborazione acquisisco qualcosa di buono, come si dice, l’esperienza insegna. Diciamo che tutto ciò va di pari passo.

Ma ci sono state collaborazioni che non sono poi state di tuo gradimento?
Non ci crederai ma purtroppo sono state molte, ho fatto degli errori nelle mie scelte, comunque non posso dirti male di nessuno, è ovvio... Ma non cambierei nemmeno nulla, perché se l’ ho fatto evidentemente ci ho anche creduto.

Cosa ti spinge a lavorare sempre con artisti differenti, non senti la necessità di avere una tua band definita?
Vedi, nulla mi spinge a fare tutto quello che faccio, cambio spesso progetti ed artisti semplicemente perché me lo chiedono loro. Evidentemente anche gli altri si trovano bene con me ed in fondo anche io so dare qualcosa di valido alla musica, altrimenti non sarei ancora qui dopo tutti questi anni. Per quello che riguarda la band, non mi pongo limiti, tutto viene con naturalezza e spontaneità. Dedico anche molto tempo alla mia voce, cerco sempre di migliorarla.

Ti piacerebbe cantare ancora una volta con J.Y.Malmsteen?
Come si fa a dire di no, certamente sarei disposto a fare una apparizione, il suo stile mi piace, ma non penso a fare collaborazioni fisse. E poi ora sono cresciuto come artista solista, non voglio più fermarmi. Comunque la risposta è si,ovviamente.

Perdonami se ancora a distanza di tempo ti parlo di Malmsteen, ma sai quando si fa il tuo nome si associa immediatamente al periodo più bello del chitarrista, ti irrita questo accostamento con lui?
Assolutamente no, è la mia storia, la mia vita, senza quella benedetta collaborazione non sarei mai diventato quello che sono, se non altro a livello d’esperienza. Mi ha aperto gli occhi su come vivere nel mondo musicale, sul cosa fare, se fosse stata l’unica cosa che avessi fatto, allora si che mi avrebbe irritato.....

Avremo presto novità sui Talisman?
Puoi starne certo,anzi, pronto, perché nell’immediato futuro ci sono belle intenzioni! Per me e Marcel i Talisman sono importanti come per Gene e Paul i Kiss! Ne ascolterete delle belle!

A proposito, tu provieni dal Metal degli anni ’80, quale decennio preferisci l’80, il ’90 od il 2000?
Si...bella domanda, ma vedi, pensandoci bene non c’è,secondo me, un vero e proprio decennio migliore, tutti sono importanti, importante è il passato ma soprattutto il futuro!

Allora il Metal secondo te vivrà per sempre?
Grazie ai suoi generi e al suo modo di svilupparsi ti dico assolutamente si, non è un genere radicato solo ad una sonorità, lo abbiamo visto nel tempo e nelle numerose mode che si sono avvicendate. La nuova linfa secondo me ci sarà sempre, l’evoluzione è inevitabile, va a braccetto con lo sviluppo dell’umanità stessa. Metal live forever!

Quindi in base a quello che mi dici, dopo tanti anni,è cambiato anche il business musicale?
Negli stesso modo in cui è cambiato dagli anni ‘50 ai ‘60, dai ‘60 ai ‘70, ecc., esso deve cambiare, esso deve evolversi. Noi non portiamo gli stessi calzini per tutta la vita! È uno sviluppo naturale, lo si ama o lo si odia, questioni di gusti, ma è una cosa che sarà per sempre così.

Che cosa ti ha insegnato questo mondo della musica?
Mi ha insegnato a non dire mai di no, di imparare tutto da tutti. E poi il rispetto è fondamentale, non tutti la pensiamo allo stesso modo, ad esempio quello che per te è di destra potrebbe non esserlo per altri. Siamo individui differenti e come tali ci completiamo assieme, con ognuno le proprie esperienze. Impariamo ad ascoltarci ed il mondo sarà sicuramente migliore.

Ora toglici una curiosità, quali cantanti ti hanno ispirato di più e sono stati importanti per lo sviluppo del tuo modo di cantare?
Freddie Mercury, Steve Perry, Terence Trent D’Arby , solo per fare alcuni nomi.

Quanto è stata importante la famiglia nella tua carriera?
Molto, primo perché la musica a casa nostra si ascoltava tutti i giorni tanto da entrarci in fondo al cuore, secondo mi hanno supportato alla grande perché vedevano in me un talento, o meglio notavano che era una mia grande passione. Hanno fatto si, in poche parole, che esaudissi il mio sogno aiutandomi soprattutto moralmente. Il supporto psicologico da parte di chi ti circonda e ti ama è fondamentale, almeno nel mio caso.

E se non avresti fatto questo mestiere, cosa avresti voluto fare?
Nulla, credo che sarei morto da un pezzo….

Accidenti! Ma allora a questo punto della tua carriera, quali altri nuovi progetti vorresti intraprendere?
Ora come ora mi piacerebbe dedicare molto del mio tempo al progetto legato esclusivamente al mio nome, voglio che J.S.Soto giri per il mondo il più possibile, così da potermi affermare al meglio. Non è boria la mia, intendiamoci, ma semplicemente l’amore per questo mestiere che voglio saper svolgere al meglio! Se ci riesco poi giudicatelo voi.

Bene, siamo giunti alla fine, vorresti aggiungere qualcosa tu a questa intervista?
Voglio soltanto dire al mondo che sono molto felice di questo mio momento professionale e spero di venire al più presto nel vostro meraviglioso paese! Ringrazio tutti voi per la lealtà con cui mi avete seguito in tutti questi anni e …a presto! JSS


Salari Massimo

Recensioni: Live at the Gods 2002; Essential Ballads; Live in Madrid; Damage Control


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