Rock Impressions

Jason Sadites - Tales JASON SADITES - Tales
Selfproduced
Distribuzione italiana: no
Genere: Virtuoso
Support: CD - 2014


Il nome di Jason Sadites non dovrebbe essere sconosciuto agli appassionati della sei corde, la sua foto è apparsa su una copertina del prestigioso Guitar Player, nei suoi dischi precedenti hanno suonato dei mostri sacri come Tony Levin, Kenny Aronoff, Marco Minnemann, Gregg e Matt Bissonette, Chad Wackermann. Questo è il suo quinto album, sono della partita il bassista Ric Fierabracci (Billy Cobham) e nuovamente Marco Minnemann, col quale continua un’amicizia sempre più solida.

I brani proposti sono otto e si parte con la ricercata “Red Herring”, un pezzo molto complesso, ricco di suoni diversi e atmosfere cangianti, la sezione ritmica composta da Ric e Marco si produce in un insieme intricato di fraseggi che spaziano dal prog al jazz, con momenti di grande virtuosismo per entrambe, nel mentre Jason cesella passaggi armonici da brividi, con suoni molto freschi e innovativi. “Mi-nee Mi-nee” è ai limiti della fusion, il lavoro di basso è molto coinvolgente e spinge il solismo di Sadites con enfasi, Marco non perde un’occasione di mostrare tutta la sua esperienza alle pelli. Senza soluzione di continuità si arriva a “Puffery”, in effetti il susseguirsi dei pezzi fa pensare quasi ad una lunga suite, con cambi d’atmosfera, alcuni temi vengono ripresi e sviluppati in modo del tutto nuovo ed inaspettato, passando per generi musicali molto diversi fino ad arrivare al metal e comunque sempre puntando ad un virtuosismo tanto gradevole quanto sorprendente e ricercato. Numeri funambolici e rincorse ritmiche si susseguono con incalzante precisione per un disco che contiene idee che altri più parsimoniosi avrebbero centellinato in più uscite, Jason in questo dimostra una generosità non comune. Il gusto per la sperimentazione non abbandona mai Sadites, che ad ogni traccia si reinventa, ascoltate quanto è fantasiosa “Big Lie” per capire cosa intendo. Inventiva al potere nella complessa “Demagogue”, uno dei momenti più prog del disco. Chiude “Repercussion” col suo giro solare, una sorpresa in un disco comunque giocato quasi interamente su tinte molto scure e anche in questo caso Jason ne esce donandoci altre belle emozioni.

Tales è un gran bel disco, dove chitarra, basso e batteria sembrano più giocare a rincorrersi che altro, per la gioia delle nostre orecchie. Jason si dimostra un musicista fantasioso e raffinato, in possesso di una tecnica e di un’abilità che sembrano naturali e innate e non frutto di duri anni di studio dello strumento, doti che non mancano nemmeno ai suoi due compagni di viaggio e questo rende il disco molto completo. GB

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