A due anni dall’Ep di debutto e con un nuovo cantante, Claudio
“Nick” Nicoletti prende il posto di Sara, la formazione
veronese torna con un disco carico di energia, non a caso viene scelto
Andrea Martongelli (Arthemis) come produttore, mentre il mastering
è stato curato da Alessio Garavello.
La prima portata è servita con l’incalzante “A
Thing That Set You Free”, il gruppo parte deciso con un brano
accattivante e radiofonico, che penetra facilmente in testa, grazie
ad un giro di chitarra davvero indovinato, il nuovo cantante ha una
voce particolare e si fa notare. “No Excuses” è
molto incalzante, con un ritmo quasi ballabile, però mi sembra
un po’ caotica. “Our World” è una ballatona
che scalda, anche se non particolarmente originale, ma si farà
cantare volentieri dai fans del gruppo. “Fake” è
uno dei brani di punta del disco, quasi garage punk nell’impostazione
del riff, non male come sonorità. La punteggiante “How
Many Times” mi sembra il primo brano veramente particolare,
che ha qualcosa da dire che non sia un richiamo ad altro. Buona anche
“Pearls”, in questi pezzi la band sembra aver trovato
un proprio linguaggio e convincono più dei primi, che erano
sicuramente più facili e immediati, ma anche meno originali.
“Back to the White Dunes” è un’altra ballad,
il gruppo comunque ha qualcosa da dire e lo dimostra. La rabbia torna
a pulsare nella tirata “What If”, meno diretta invece
è “No One”, anche se in questo brano a mio parere
il singer urla troppo. “Jim the Special” mi fa pensare
ad una versione aggiornata di Lou Reed, brano divertente e azzeccato.
Un ritorno convincente per questi musicisti, che confermano le buone
premesse con un disco che è un passo avanti, che fa ben sperare
per il futuro di questa grintosa formazione. GB
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