Con
i Riot il tempo sembra essersi arrestato. I Newyorkesi capitanati
dal bravo cantante Mike Di Meo e dall’axe man Mark Reale, erano
da tempo che non facevano sentire i propri strumenti. “Inishmore”
risale al lontano 1997 e la pausa intrapresa dai “ragazzi”
sembra essere stata una specie di toccasana, infatti con “Army
Of One” i Riot (secondo me) toccano l’apice compositivo
della loro dignitosa carriera.
L’energia accumulata negli anni viene vomitata addosso l’ascoltatore
nei 12 brani del cd, Heavy Metal limpido e massiccio al punto giusto,
proprio come la ritmata apripista “Army Of One”. Le chitarre
di Reale e Flyntz si inseguono e si incrociano che è un piacere,
anche nella successiva “Knockin’ At My Door” che
sembra uscire dal precedente “Inishmore”. Lo stile Riot
è nitido, “Blinded” è da concerto, mentre
“One More Alibi” va a ricercare i Saxon della fine anni
’80, solo con un ritornello più melodico. Non manca nemmeno
l’Hard Rock più intransigente, ed è la volta do
“It All Falls Down” ed a seguire la buona “Helpin’
Hand”.
Di momenti di pausa nemmeno l’ombra, è la volta della
veloce “The Mystic” a testimonianza della seconda giovinezza
sbandierata ai quattro venti dai Riot. Classe da vendere in “Still
Alive”, fotogrammi Whitesnake sono inevitabilmente avanti ai
nostri occhi e dentro le nostre orecchie, colpite si dalle bordate
adrenaliniche, ma mai dome. Fa specie ascoltare oggi un cd senza accusare
un calo di attenzione, “Army Of One” è una fucina
di buoni brani, tutti scritti con la mente , per il corpo. Buoni i
quasi quattro minuti della strumentale “Stained Mirror”,
ma nulla in confronto ala conclusiva “Darker Side Of Light”,
Hard Rock al 100%.
Un ritorno davvero gradito questo dei Riot e dal materiale in possesso
si preannuncia un tour tutto da seguire, da sudare e cantare assieme
a loro.
Il tempo a volte, come la notte, porta consiglio.
MS
|