Rock Impressions

Ram - Where? (In Conclusion) RAM - Where? (In Conclusion)
Polydor
Distribuzione italiana: ?
Genere: Hard Prog
Support: Lp - 1972

Vi è mai capitato di comprare un disco senza sapere niente del disco stesso, del gruppo, dei singoli musicisti e di tutto quanto ci sta dietro? A me è successo varie volte e devo dire che non sono mai incappato in fregature, ma in questo caso è stato amore al primo ascolto. I Ram sono un gruppo americano dimenticato degli anni ’70, del resto la loro vita è stata molto breve, con questa unica testimonianza su vinile. Nonostante questo mi fa una certa impressione la consapevolezza di non aver mai trovato il nome di questo gruppo in giro e anche in internet è difficile trovare molte notizie su questa oscura formazione. Comunque sul mercato si possono trovare varie ristampe più o meno legali su cd.

Il frattale in copertina rimanda subito a tematiche spaziali e psichedeliche, ma questo è solo uno degli elementi che compongono il sound di questo sorprendente capolavoro dimenticato. Il brano di apertura è un’heavy track profondamente settantiana, un mix di riffing Hendrixiano su base blues, che poi assume dei connotati jazzati, la dose tecnica è elevata e ci vogliono più ascolti per cogliere tutti gli aspetti che sfuggono al primo assaggio, ad un certo punto entrano anche degli inserti di sax e di flauto incredibili, pensate ad un mix di Black Widow e di Hendrix appunto, terrificanti. “Stoned Silence” mi piace già dal titolo, si parte con una specie di intro sepolcrale, poi irrompe una sezione ritmica selvaggia, psichedelia acida e ancora grande tecnica all’unisono, ma il brano cambia ancora e torna la calma prima di una nuova tempesta sonika. “Odissey” è una breve traccia poetica dominata dal flauto. A questa parentesi delicata si contrappone la ruvidità di “The Mothers Day Song”, song originalissima, un mix di VDGG, King Crimson, psichedelia tribale, su cui domina un’attitudine decisamente freak e hippie molto teatrale, che brano! Il lato B è dominato dalla lunga suite “Aza” che è divisa in quattro atti, abbondante space rock, psichedelia, progressive visionario e avventuroso con qualcosa anche dei Magma, insomma la vera piece de resistance del disco, il brano che mi fa spendere l’affermazione che “Where? In Conclusion” è un capolavoro dimenticato del passato che merita di essere riscoperto ed amato, perché è davvero un gran disco.

Peccato che i Ram non abbiano avuto la forza di continuare, forse sono nati dalla parte “sbagliata” dell’Oceano, forse non andavano d’accordo, forse è colpa della Polydor che non ha creduto in loro, purtroppo anche dei cinque musicisti del gruppo, per quanto ne so, si sono perse le traccie, ma questa loro testimonianza resta come uno dei dischi più belli e intriganti che mi sia capitato di ascoltare. GB


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