Una Webzine come Rock Impressions certi capolavori non deve ignorarli,
se poi sono i Radiohead a comporli, la manchevolezza assumerebbe connotati
esagerati. Pescare dalla loro qualitativa discografia è un
compito quantomeno velleitario, ma inevitabile, quasi è meglio
fare la conta come quando si gioca da bambini.
Personalmente sono attaccato a molti dei loro lavori, ma “Ok
Computer” ritengo che goda di una vita propria rispetto agli
altri. Tutto gira alla perfezione , il Rock disturbato riesce a scavare
dentro, un malessere che a volte riesce ad affiorare, a differenza
di molti altri dischi della band. Un viaggio unico, composto da tasselli
umorali che intersecano perfettamente fra di loro, formando in conclusione
un puzzle futuristico dove androidi ed alieni si scontrano in ambientazioni
bizzarramente fantasiose e psicologicamente introverse. Si, il disco
lavora nella mente, la nostra, la graffia e la conduce in stanze dove
accadono strane cose.
“Airbeg” apre il concept ed è uno dei momenti più
Rock che ci attendono, assieme a “Climbing Up The Walls”.
La successiva “Paranoid Android” è un successo
planetario, chi non ricorda il video a cartoni animati dove un bambino
fugge, vive una storia malsana, con episodi al limite del grottesco
per poi rifugiarsi sopra un lampione? Ecco, questo è il senso
della musica dei Radiohead, malessere intriso di improvvisa rabbia,
quasi uno scatto incontrollato, intriso di malinconica melodia, quella
che sa anche strappare lacrime. Suoni fluttuanti, sognanti e spaziali,
quelli successivamente usati anche dai Porcupine Tree in “Subterranean
Homesick Alien”. La malinconia diventa disperazione in “Exit
Music (For A Film)”, alla fine del brano anche gridata, con
tutta la forza dalla meravigliosa voce del leader chitarrista Thom
Yorke , interprete di rara brillantezza. Il Mellotron dona al brano
profondità ed oscurità, proprio come i maestri del Progressive
King Crimson seppero fare nel lontano 1969. Certe sonorità
vengono emulate da molti altri gruppi a venire, anche di successo,
come ad esempio i Muse, ma certi livelli non si possono raggiungere
così a caso. Il brano più famoso del disco si intitola
“Karma Police”, a detta di molti uno dei più belli
della loro carriera e se non lo avete presente provate a ricordare
quel video dove l’inquadratura di un muso di macchina rincorre
lentamente una persona che fugge a piedi . Altro pezzo da novanta
ed ennesimo estratto dall’album è “No Surprises”,
con quel refrain fanciullesco ed accattivante allo stesso momento,
un altro tassello di malinconia. Si scava, si scava ancora più
a fondo ed il lavoro prosegue con l’addolorata “Lucky”
e si conclude con enfasi, come meglio non si potrebbe con “The
Tourist”.
Alla fine dell’ascolto si è colti da appagamento, una
sensazione che sfinisce, come una lunga corsa, una notte sfrenata
di sesso, un orgasmo sonoro di quelli che non ti scordi più
nella vita. Francamente mi resta difficile pensare che ci siano persone
che possano rimanere indifferenti a cotanto ascolto, per carità,
i gusti musicali di ognuno di noi sono imprescindibili, ma quando
la musica è arte, beh, allora non ci sono gusti che reggano,
c’è solo da ascoltare e cercare di capire.
I Radiohead sono per certi versi un gruppo alternativo coraggioso,
che osa esplorare nuove strade del rock e non è sbagliato l’accostamento
con i Pink Floyd, sono quelli che allora mi hanno dato lo stesso motivo
per amarli. Che siano più Progressive loro che migliaia di
altri gruppi odierni? Finalmente una recensione dove posso gridarlo:
Capolavoro! MS
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