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Con una confezione cartonata nera ed un fazzoletto di carta che sporge
al suo centro, in un modello in stile origami, si presentano i The
Radiata 5tet. Questo la dice già lunga sulla non convenzionalità
delle cose e se ci si aggiunge il nome di Claudio Milano (Nichelodeon)
alla voce, si ha la certezza che la proposta è di tipo sperimentale.
Milano lo abbiamo apprezzato già in precedenza in lavori quali
"Il Gioco Del Silenzio" (2010) e "Come Sta Annie?"
(dvd - 2010) ed il modo di usare la voce ricorda da vicino la ricerca
del grande ed indimenticato Demetrio Stratos, scomparso verso la fine
degli anni '70 e leader della band Area. Non è un caso che
assieme a Luca Pissavini , contrabbasso in questo quintetto, nel 2010
vince l'Omaggio A Demetrio Stratos.
Stefano Ferrian al sax tenore, Cecilia Quinteros violoncellista di
Buenos Aires e Vito Emanuele Galante alla tromba completano il quintetto
The Radiata.
Le premesse dunque conducono verso un Jazz d'avanguardia, con tanto
di improvvisazioni ed esperimenti sonori, è così che
in effetti le 10 tracce che compongono il cd ci accolgono.
"Bile Dal Po" con i quasi 10 minuti d'avanguardia, presenta
una musica interpretativa, da teatro della voce, dove gli strumenti
seguono saltellando le evoluzioni ataviche della fonetica di Milano.
Non canto ma recitazione dadaista, ironica ed allegorica. La parola
esplode e da espressione immaginaria al proprio valore. Inevitabili
gli accostamenti a "Le Milleuna" del suddetto "maestro
della voce".
Importante il lavoro del contrabbasso, degno sottolineatore delle
situazioni, anche rumoristiche come in "Eumetazoa", dove
la tromba ed il violoncello comunicano fra loro in un cadenzare lamentoso
e drammatico.
"Planula Larvae" si muove furtivamente fra i padiglioni
auricolari, lasciando soltanto lampi di fughe istantanee, oltre che
un immagine bucolica dettata dai momentanei e lontani muggiti di vacca.
Il suono prende forma nel proseguo e muta l'immagine di se come farebbe
un ameba, lentamente ed inesorabilmente. Continuità sperimentale
che poco lascia all'armonia intesa come ripetitività rassicurante
dell'ascolto.
La prestazione vocale è meno presente in "Diploblastic",
così i fiati salgono in cattedra e dimostrano a pieno la poliedricità
dell'avanguardia Jazz. Nel proseguo, Milano usa la Glossolalia come
viatico della lingua, un sistema elaborato già da Artaud, nel
quale il linguaggio primordiale, quello ad esempio del bambino, si
sviluppa con ecletticità. Ascoltare "Echinoderms"
per averne una prova.
Difficile descrivere le sensazioni ed i sforzi artistici a parole
scritte, quando un disco riesce a prenderti a schiaffi e ti vuole
portare in luoghi quasi del tutto inesplorati. C'è da avere
paura, ma anche da capire dove può arrivare oggi il suono con
la fonetica in cattedra, un arte che troverà sempre difficoltà
ed avversità nella società odierna abituata al suono
mordi e fuggi. Per questo resto affascinato ed applaudo alla fine
dell'ascolto, perchè la musica, qualunque essa sia, deve darti
sensazioni ed emozioni, in questo caso sono le sensazioni ad averla
vinta, per cui a me già sta bene così.
Consigliato agli amanti del Jazz d'avanguardia ed ai discepoli di
Stratos. MS |