Rock Impressions

Quintessence - Indweller QUINTESSENCE - Indweller
RCA / Esoteric Recordings
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog Rock / World Music
Support: Lp 1972 - CD
2008

Riconosciuti fra i padri dell’utopia rock, i Quintessence occupano un posto di tutto rispetto nella storia del rock, considerati da molti come gli antesignani della New Age, hanno saputo fondere il rock progressivo con sonorità folk e orientali. In particolare è proprio l’amore per la musica indiana e per le filosofie orientali che anima i Quintessence, soprattutto nella prima parte della loro breve discografia. Indweller è un album che segna il declino di questi hippies, infatti la formazione vede l’abbandono del cantante e leader Shiva e poco dopo lo scioglimento.

Il disco si apre con un brano piuttosto insolito, “Jesus My Life” che onestamente sembra uscire dal coro di un oratorio e forse fu proprio questa scelta, per certi versi coraggiosa, a determinare il rifiuto di buona parte della critica di questo album. Con la successiva strumentale “Butterfly Music” si torna in territori più consoni, il flauto regala momenti di vera poesia folk prog, peccato per la brevità del pezzo. “It’s All the Same” invece è una ballata acustica con chitarra piuttosto lunga, ma che non lascia un gran segno, intrisa di profonda dolcezza suona un po’ troppo “leggera” e sulla lunga anche un po’ soporifera. “Indweller” è pura psichedelia, ancora una volta troppo breve. “Holy Roller” ci regala quelle visioni lisergiche tipiche della band, capaci di unire il rock a suoni orientali, forse non più così affascinanti come nei lavori precedenti della band, ma sempre su buoni livelli. Altra brevissima parentesi è “Portable Realm”, ma ecco la cantilenante “Sai Baba” a segnare tutto l’amore per questi musicisti per l’oriente più spirituale. Un altro tuffo nella psichedelia bucolica è “On the Other Side of the Wall” che ricorda certi Grateful Dead. L’oriente invece ritorna col sitar di “Dedication”. “Bliss Trip” è quasi rarefatta, psichedelia meditativa, un brano che è come un mantra da meditazione. Per finire “Universe” chiude con una cantilena che ricorda molto quella di apertura, molto spirituale, ma anche poco coinvolgente.

Questo disco nel bene e nel male rappresenta un epoca, è come una fotografia su una generazione che ha creduto in una visione molto utopica del mondo e che rimane come testimonianza per le generazioni a venire. Da un punto di vista musicale non è un disco imperdibile, ma ci sono anche altre ragioni per volerlo avere nella propria discografia domestica. GB


Indietro alla sezione Q

 

Ricerca personalizzata

| Home | Articoli | Interviste | Recensioni | News | Links | Chi siamo | Rock Not Roll | Live | FTC | MySpace | Born Again |